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L'amicizia in Esiodo "Le opere e i giorni"

Esiodo

Esiodo nell’età arcaica (8-7 sec. a.C.) ha un concetto molto utilitaristico dell’amicizia, che va perseguita non come valore in sé, ma come aiuto e riparo contro le avversità.

Un amico vale tanto quanto può essere utile.

Nelle Opere (vv 342-345) dice: “Invita al banchetto l’amico e lascia il nemico, e soprattutto invita colui che ti abita accanto: se a te, infatti, accade qualcosa nel villaggio, i vicini corrono discinti, i parenti si allacciano la cintura.”

Come si può notare da questo frammento, il poeta sottolinea i vantaggi concreti che possono venire dall’amicizia.

Tuttavia in un altro luogo della stessa opera Esiodo dice anche: “Vale poco l’uomo che ora ha un amico e ora un altro.”

In questo caso possiamo sentire che il concetto di amicizia si avvicina maggiormente a quello di oggi: infatti l’uomo che cambia di frequente le amicizie dimostra di non riuscire a instaurare un autentico rapporto con gli altri e in definitiva non riesce a esprimersi e a fare dono di sé.

In effetti posso dire che anche oggi è difficile creare un vero rapporto di amicizia, perché a volte gli altri ci deludono e si rivelano diversi da come ci erano apparsi in un primo tempo.