OMERO-QUESTIONE OMERICA

Per parlare di Omero è necessario fare una breve premessa sul genere letterario da cui egli fu il grande maestro: il poema epico.

Il poema epico in Grecia, dove si sviluppò, ebbe una tradizione orale e popolare; i canti epici venivano infatti narrati dagli aedi (cantori) che si accompagnavano col suono di una cetra. Essi ricorrevano frequentemente a degli epiteti, che servivano da “puntello” per la loro memoria durante le recite. I poemi epici furono l’ elemento principale dell’identità nazionale greca, il testo su cui i bambini imparavano a leggere e a scrivere, un comune elemento unitario che servì da “cemento per la nazione greca. Inoltre i poemi epici, ripresi anche nella cultura latina (Virgilio), hanno gettato le basi del nostro”sentire ed essere europei”. I contenuti dell’epica riflettono le credenze della comunità: vi si affermano i valori condivisi della comunità e si celebra la vittoria su quelle nemiche, rappresentate ciascuna dal suo eroe (es. Achille contro Ettore). Di Omero non abbiamo notizie sicure ma solo vaghe e leggendarie. Secondo la tradizione Omero nacque sulla costa ionica, in Asia Minore, in una zone dove ci fu la colonizzazione greca, attorno alla fine dell’800 a.C., nel Medio Evo Ellenico, un periodo buio seguito all’invasione dei bellicosi Dori.La città natale sarebbe Smirne, anche se tutti i centri della zona pretendono di aver dato i natali al grande poeta.Il dialetto è quello Ionico-Attico.Omero secondo la stessa tradizione è cieco e di modesta estrazione sociale, ma i suoi poemi hanno rapidamente una vasta diffusione anche al di fuori della Grecia.Tra i suoi due poemi, l’Iliade e l’Odissea, c’è un intervallo temporale molto evidente, che si nota nella rappresentazione della struttura socio-politica, nel tenore di vita e anche nella descrizione dei differenti utensili. Nell’Odissea inoltre i nobili hanno molto potere sulla monarchia. Nell’Iliade è più marcato l’influsso divino sulle vicende umane (Vedi Telemachia), nell’Odissea l’intervennero degli dei è meno frequente e l’uomo risolve spesso i problemi con le sue sole forze; per questo già i critici alessandrini, che avevano notato le differenze tra i due poemi, pensarono che l’Iliade fosse stata composta in giovinezza e l’Odissea in vecchiaia, a distanza di almeno 60 anni.

L’Iliade esalta le gesta di Achille: lui è il sommo protagonista. Egli usa la Forza ed è il più valoroso degli eroi greci, anche a se a volte sconfina nella crudeltà. Ulisse, l’eroe dell’Odissea, punta invece sulla sua suprema Astuzia, e sulla sua esperienza di vita: così, confidando nella superiorità della sua Intelligenza affronta e risolve i problemi.Nel VI secolo a.C, il tiranno Pisistrato in occasione delle feste Panatenaiche cura un’edizione unitaria dei due poemi, in contrapposizione alla tante versioni che circolavano: nel III sec. a.C. inizia lo studio dei due poemi da parte dei grammatici Alessandrini: sorgono i primi dubbi sull’attribuzione dei due poemi ad uno stesso autore, ma alla fine prevale la “tesi unitaria”. Nel Medioevo il greco è sconosciuto in Occidente fino al 1300, e nel 1500 si hanno le prime edizioni a stampa di Omero. Nel 1700 il tedesco Wolf riapre il dibattito sulla questione omerica, nasce un grande fervore di studi e si affermano due differenti ipotesi sulla formazione dei poemi epici:

1) il nucleo narrativo originario di Omero viene poi accresciuto dai cantori successivi ( genesi per derivazione).

2) Omero fonde i vari canti di modesta estensione degli aedi precedenti, creando un’unica opera (genesi per aggregazione).

Nel 1900, nuovi studi sul piano compositivo fanno confermato l’opinione comune a molti studiosi sull’esistenza di un grande poeta (Omero) che seppe coagulare e dare forma a episodi isolati in parte già noti attorno ad una storia principale; questo non esclude che dopo Omero altri poeti, suoi imitatori, abbiano aggiunto di loro pugno episodi singoli, il che darebbe spiegazione di alcuni errori e contraddizioni, le famose “distrazioni omeriche”. Tuttavia il punto su cui concorda un numero sempre maggiore di studiosi è il fatto di riconoscere l’esistenza di un grande poeta, che continuiamo a chiamare Omero, il quale ha rielaborato profondamente e in modo originale il materiale epico pre-esistente imprimendovi il sigillo della sua personalità e genialità.

Il dibattito tuttavia continua, con diverse sfumature tra “analitici” e “unitari”.

(Luca Ruggieri, 4^A)