Introduzione al corso d'aggiornamento e formazione
"DAL PROFESSORE AL MAESTRO: LA COLLEGIALITA'"
di Angelo
Maria Franza
La "Clinica della formazione"
Un percorso per l'esplorazione e la comprensione degli impliciti
cognitivi ed affettivi nelle relazioni mentoriali e negli
assetti collegiali quali cardini della competenza insegnante
"Un vero viaggio di scoperta non è
cercare nuove terre,
ma avere nuovi occhi"
Marcel Proust
Nel lessico pedagogico contemporaneo l'espressione clinica
della formazione designa:
a) la progettazione e la conduzione della ricerca circa gli
elementi costitutivi, i processi e i dispositivi della formazione
d'individui e di gruppi d'individui secondo l'organizzazione
e le modalità conoscitive proprie del metodo clinico:
il rapporto interpersonale fondato su un condiviso impegno
alla verità, che coinvolge l'osservatore nella relazione
osservativa, uno sguardo e un ascolto in cui l'attenzione
interrogante dell'osservatore verso l'osservato é aperta
tanto alla propria quanto all'altrui esperienza.
b) la progettazione e la conduzione d'interventi nell'ambito
della formazione dei formatori per l'orientamento, la consulenza
e la supervisione formativa di operatori nelle professioni
educative e formative. L'obiettivo è lo svelamento
e il riconoscimento, la valutazione e l'ottimizzazione delle
tattiche e delle strategie proprie dell'agire pedagogico di
ogni singolo operatore e in ordine specificatamente a competenze
comunicative, relazionali e d'insegnamento-apprendimento.
In entrambe le specificazioni, la clinica della formazione
opera con modalità d'esplorazione e di sperimentazione
individuali e di gruppo e insiste su un conoscere e un apprendere
dall'esperienza e attraverso l'esperienza.
Le premesse empiriche da cui muove l'approccio clinico alla
formazione poggiano sulla correlazione tra due osservazioni
generali:
a) non sempre gli orditi e i costrutti pedagogici sono immediatamente
visibili e riconoscibili, a volte confusi con gli effetti
formativi non intenzionali dei processi del mondo della vita
e a volte inavvertiti perché celati ed operanti al
di sotto della consapevolezza di chi li attraversa, li gestisce
o li subisce, formatore o formando che sia.
b) la struttura profonda dei gesti e degli orditi pedagogici
non è una struttura di cui il formando o il formatore,
nel costituire, nel rappresentare e nel dire la propria esperienza
di formazione, sono necessariamente coscienti, ma è
una struttura che determina il modo in cui essi la rappresentano,
la costituiscono, la simbolizzano.
Pertanto imparare a riconoscere ed a esplorare l'esperienza
di formazione personale e professionale, individuale e di
gruppo di cui si è portatori significa conseguire un
apprendimento focalizzato sia sugli schemi, le dinamiche,
le procedure che si mettono in campo quando si comunica e
ci si relaziona con sé e con gli altri e sia sugli
orditi, le tattiche e le strategie attraverso cui si forma
e ci si forma.
Per di più questo apprendere dall'esperienza segnala
all'autocomprensione quelle modificazioni, quelle ricalibrature,
quelli accorgimenti necessari per l'incremento dell'adeguatezza
relazionale e dell'efficacia comunicativa richieste da un
livello avanzato di professionalità educativa e formativa.
Il dispositivo
Sia sul versante della ricerca che su quello pratico-operativo
la clinica della formazione si presenta come un dispositivo
che, in assetto di piccolo gruppo e sulla base delle indicazioni
e degli ancoraggi narrativi proposti e amministrati da uno
o più conduttori (deissi > vicende professionali,
deissi > dinamiche formative, deissi >
significati e strutture simboliche della formazione), esplora
ed elabora concrete e ben circostanziate esperienze di formazione
e permette:
· di produrre rappresentazioni circa la formazione;
· di collocarle nei contesti e nei costrutti personali,
collettivi, professionali e istituzionali di riferimento;
· di riappropriarsene analizzandole e ricostruendone
il senso complessivo attraverso l'interpretazione.
Assunto di base della clinica della formazione è
che gli eventi e i processi formativi non sono esterni, indipendenti
da chi li studia, li agisce e dal modo in cui ne parla, bensì
connessi ed interpolati con la rappresentazione che si ha
della propria oltre che dell'altrui formazione.
Il modo in cui un individuo ritiene di essere stato formato
e cioè l'insieme degli eventi, delle fasi e tappe significative
che egli seleziona e la relativa attribuzione di rilevanza,
costituisce un indice di riferimento interno alla rappresentazione
cui egli perviene del processo formativo del quale è
stato soggetto e oggetto al contempo.
In un percorso di clinica della formazione queste rappresentazioni
individuali e i relativi vissuti sono raccolti attraverso
la produzione di resoconti e narrazioni, esposti all'analisi
e all'elaborazione di gruppo e successivamente l'"autore"
con l'apporto del gruppo e sotto la guida del conduttore è
impegnato a rintracciare, riconoscere e valutare la verità
pedagogica dichiarata o implicita, manifesta o latente inscritta
nella sua esperienza di formazione. Questa verità pedagogica
si palesa all'autocomprensione dell'"autore" nelle
connessioni e nelle correlazioni che si danno tra un certo
modo di fare formazione, educazione o insegnamento e il modo
in cui si è stati formandi, educandi, soggetti d'apprendimento
e costituisce il nucleo generativo delle mappe cognitive e
affettive con cui egli guarda, narra, vive e in definitiva
esercita l'educazione, la formazione, l'insegnamento-apprendimento.
Nel dispositivo di clinica della formazione gli elaborati
individuali e di gruppo cui l'attività d'osservazione
e d'auto-osservazione conduce sono trattati come testi da
interpretare in quanto prodotti di un'intenzione comunicativa.
Il bersaglio dell'interpretazione non è il comportamento
narrato o il suo "autore", bensì l'interpretazione
che l'"autore" dà di quello e via via le
interpretazioni che di quell'interpretazione danno i partecipanti
al gruppo. Il materiale clinico raccolto e le interpretazioni
degli "autori" non sono utilizzati per capire la
psicologia degli "autori" o per ricostruire il loro
mondo interno, bensì per comprendere le verità
pedagogiche circa la formazione di cui gli "autori"
sono portatori più o meno consapevoli e da quali significati
queste sono intenzionalmente, e non, connotate.
Il dispositivo conclude nella posa in asse dei materiali
prodotti seguendo il gioco dei rimandi interni, connessioni,
congruenze o discrepanze e perviene ad un profilo individuale
e di gruppo delle rappresentazioni professionali, delle procedure
cognitive ed affettive di elaborazione del processo formativo
e delle relative connotazioni simboliche e d'immaginario pedagogico.
L'esperienza ISREBO: Dal professore al maestro
Le due iniziative consecutive dell'ISREBO incentrate sui
temi della "immagine riflessa" (anno 1999-2000)
e della "collegialità" (anno 2000-2001) entrambe
rivolte alla formazione-aggiornamento di gruppi di insegnanti.
Si trattava di guidare nell' esplorazione della propria esperienza
personale e professionale di formazione un piccolo gruppo
di insegnanti alla ricerca delle origini delle proprie modalità
comunicative, relazionali e di apprendimento relativamente
dapprima al ruolo delle figure mentoriali e poi all'assetto
collegiale nelle attività di insegnamento-apprendimento.
Alla fine di questo percorso e del conseguente addestramento
il gruppo di insegnanti doveva a sua volta organizzare, proporre
e guidare altri colleghi nella stessa esplorazione sempre
in un setting di piccolo gruppo.
Cosicché il gruppo originario da gruppo di ricerca
si trasformava successivamente in gruppo di conduttori, il
mio ruolo da conduttore, ricercatore e co-ricercatore si sviluppava
in quello di formatore e di staff group conductor e
il dispositivo di clinica della formazione assolveva
dapprima la funzione di dispositivo per la progettazione e
la conduzione della ricerca circa gli elementi costitutivi
e i processi della formazione di individui e di gruppi di
individui e poi alla funzione di progettazione e conduzione
di interventi nell'ambito della formazione dei formatori,
nel caso specifico la formazione di conduttori di gruppi di
insegnanti in attività di ricerca, di apprendimento
e di auto ed etero formazione.
I risultati delle due iniziative ISREBO come pure quelli
ottenuti in oltre dieci anni di sperimentazione in contesti
professionali e istituzionali diversi riconoscono all'approccio
clinico il pregio e il merito di valorizzare l'esperienza
personale e professionale di insegnanti, educatori e formatori
riconoscendola e utilizzandola come risorsa decisiva per lo
sviluppo e l'ottimizzazione delle competenze tecniche e metodologiche
nel progettare e nel fare formazione.
Scoprire e/o riscoprire i nessi che si danno tra le nostre
rappresentazioni e i nostri vissuti circa i processi formativi,
le figure mentoriali, le esperienze di gruppo significative
nella nostra vicenda di formazione personale e professionale
e il modo in cui conduciamo un gruppo di ricerca, di apprendimento
e di formazione composto di colleghi, costituisce un massiccio
incremento di quell'apprendere dall'esperienza (da quella
propria come da quella altrui) che è alla base di ogni
reale "guadagno" formativo e ci indica inequivocabilmente
qualcosa circa il perché e il come del nostro assetto
formativo, delle tattiche e delle strategie comunicative,
relazionali e di apprendimento che privilegiamo, delle forme
e delle figure in cui si compone nell'autocomprensione l'intreccio
tra il modo in cui siamo stati educati e formati e il modo
in cui ci rappresentiamo, viviamo e facciamo formazione.
Bibliografia
A. Franza, Retorica e metaforica in pedagogia, Unicopli,
1988
A. Franza, Giovani satiri e vecchi sileni, Unicopli,
Milano, 1993
A. Franza, P. Mottana, Dissolvenze, le immagini della formazione,
Clueb,
Bologna, 1997
R. Massa (a cura di), Clinica della formazione, FrancoAngeli,
Milano, 1992
R. Massa, Cambiare la scuola, Laterza, 1997
R. Massa, L. Cerioli (a cura di), Sottobanco. FrancoAngeli,
Milano, 1999