Paolo Bernardi
QUANDO IL FASCISMO SCEGLIEVA I LIBRI DI SCUOLA
Il testo unico di stato (1929-1943) in una mostra
a Casalecchio di Reno*
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La polemica, ormai apparentemente sopita, sulla mozione della
Regione Lazio per la "revisione" dei testi di storia
in uso nelle scuole è stata, probabilmente, l'agente
catalizzatore di una serie di iniziative che, dal 2000 in
avanti e su tutto il territorio nazionale, hanno portato gli
insegnanti a riflettere sulla stringente attualità
di temi come la libertà di insegnamento, la presunta
"obiettività" della storia, le varie forme
di censura, più o meno esplicite, che potrebbero essere
esercitate sull'editoria scolastica.
Anche noi delle sezioni didattiche degli istituti bolognesi
della Resistenza (ISREBO, Istituto Parri, LANDIS) siamo partiti
da lì, cercando, da storici, di non fermarci alla polemica,
ma di offrire ed offrirci uno spunto di riflessione che partisse
dal presente per leggere il passato: ricordavamo una piccola/grande
mostra, dal titolo "Libri fascisti per la scuola.Il testo
unico di Stato (1929-1943)", che avevamo visto all'Istituto
per la Storia della Resistenza di Alfonsine, ed abbiamo cercato
qualcuno che ne volesse patrocinare, in provincia di Bologna,
la realizzazione.
L'accordo è stato subito trovato con il Centro di
Documentazione Pedagogico del Comune di Casalecchio di Reno,
che non solo aveva l'occasione per dare alla mostra il massimo
rilevo, facendone l'evento principale della cerimonia di inaugurazione
della sua nuova sede, presso la "Casa della Solidarietà"
intitolata ad Aleksander Dubcek, ma che poteva anche costruirci
attorno un momento di riflessione per e con gli insegnanti
del territorio.
Quello che è accaduto, nel mondo della scuola e non
solo, contemporaneamente all'inaugurazione della mostra e
nei mesi immediatamente successivi (prima la forte polemica
sui nuovi programmi di storia proposti dalla Commissione De
Mauro, poi il naufragio della riforma Berlinguer, e il conseguente
"dietro-front" della controriforma Bertagna-Moratti,
fino alle cronache più recenti che parlano di "telefoni
spia" utilizzati come armi contro gli insegnanti "non
allineati" con la politica del governo
) hanno,
se possibile, reso ancora più significativa ed importante
questa nostra iniziativa.
La mostra, nata dalle ricerche storiche ed iconografiche di
Aldo Zambelloni, e realizzata grazie all'Associazione di
iniziativa culturale, con la collaborazione della Fondazione
Luigi Micheletti di Brescia, sotto il patrocinio di INSMLI
e della Fondazione Campo Fossoli di Carpi, porta infatti come
epigrafe un significativo "Perché non accada
mai più", un monito rafforzato, in particolare,
dal uno dei testi introduttivi che corredano la mostra stessa,
quello di Nicola Tranfaglia:
"La mostra,
, fotografa la situazione
che potrebbe determinarsi in Italia se qualcuno dimenticasse
che la Costituzione repubblicana e le leggi sulla scuola approvate
dal Parlamento nell'ultimo cinquantennio sanciscono, senza
possibilità di equivoci, l'autonomia della scuola e
la libertà data al collegio dei docenti di valutare
quali siano i testi più adatti ai loro alunni."
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