Narrare le mafie 2019: sette incontri per creare anticorpi alla criminalità organizzata

Narrare le mafie 2019

 Puntare i riflettori sul fenomeno della criminalità organizzata in Emilia-Romagna e a Bologna, grazie a un percorso di formazione e confronto tra generazioni diverse e diverse professionalità che sul territorio fanno impresa e alimentano un'economia sana. Con questi presupposti parte l’edizione 2019 di “Narrare le mafie. Sguardi sul contemporaneo tra azioni di contrasto e valorizzazione della cultura della legalità”, un progetto del Comune di Bologna, realizzato nell'ambito di un Accordo di programma con la Regione Emilia-Romagna sostenuto dalla Legge regionale n. 18/2016, con il patrocinio dell’Associazione Avviso Pubblico e in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna.

Il territorio va ascoltato. Bisogna sapere leggere i segnali del radicamento criminale in un'ottica di prevenzione e di maggiore consolidamento di quegli anticorpi culturali ed economici che questo territorio ha e che deve continuare a impiegare per sconfiggere le mafie. Il progetto Narrare le mafie lavora sulla cultura della legalità, il punto di partenza da rafforzare per poter liberare il nostro territorio dalle organizzazioni criminali che negli anni si sono radicate.

Narrare le mafie è articolato in due azioni formative fondamentali.

Incontri di formazione

In seno all'Osservatorio permanente del Comune di Bologna per la legalità e il contrasto alla criminalità organizzata nato lo scorso anno, dall'8 ottobre al 12 dicembre si organizzeranno sette incontri di formazione per professionisti, amministratori, docenti e insegnanti, che quest’anno sono aperti a tutta la cittadinanza.

I temi scelti spaziano dal caporalato alla corruzione nella pubblica amministrazione, dalle ecomafie al rapporto tra mafia, giovani e musica trap. Tra gli ospiti dei seminari di formazione: Giancarlo Caselli, ex Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, oggi Presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, Monica Zapelli, sceneggiatrice del film “I cento passi” e Leonardo Palmisano, sociologo e scrittore, autore di “Mafia Caporale”.

L'Ordine degli Ingegneri ha concesso il proprio patrocino a questi incontri e l'Ordine degli Agronomi ha riconosciuto i crediti formativi per le giornate sul caporalato e sulle agromafie.

Educalè

La seconda azione è quella che riguarda le scuole e i centri di aggregazione giovanile con il progetto Educalè, arrivato alla sua terza edizione, che nei due anni precedenti ha coinvolto più di 1.600 adolescenti in 68 classi di 20 istituti scolastici bolognesi. Con il progetto l’Amministrazione comunale vuole promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva e responsabile.

In questi giorni si stanno selezionando le proposte progettuali presentate dagli otto soggetti del Terzo settore che hanno risposto al bando per l’edizione 2019. In settimana sarà data comunicazione delle proposte alle scuole. Entro il 7 ottobre le scuole interessare dovranno dare la loro adesione per attivare i laboratori. Come nelle passate edizioni le attività dovranno svolgersi entro la fine del 2019.

Anche quest'anno il percorso formativo sarà articolato in diversi moduli, toccando argomenti come la Costituzione quale strumento primario di rispetto delle regole della convivenza democratica e del principio di legalità, l'approfondimento della conoscenza delle mafie italiane e straniere e il ruolo della criminalità mafiosa nei grandi settori d’impresa, con un focus sul riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata come buona prassi di riscatto sociale.

Evento conclusivo dell’edizione 2019 di Narrare le mafie sarà il 9 dicembre al teatro Duse con lo spettacolo gratuito aperto alla cittadinanza "LEI", prodotto da Caracò teatro, Luce narrante, con la regia di Alessandro Gallo, in collaborazione con Casa delle donne per non subire violenza - progetto Oltre la strada.

Lo spettacolo approfondisce il fenomeno della tratta delle donne a opera della mafia nigeriana raccontando la storia violenta e a tratti marginale di "LEI", simbolo del legame perverso e disumano tra caporalato e sfruttamento della prostituzione. Un viaggio attraverso la no-fiction che trae spunto da storie di ordinaria violenza, tra schiavitù nei campi, viaggi accartocciati con altri corpi, la ribellione allo sfruttamento e gli inganni che sono costrette a vivere e a subire le donne vittime della tratta.

Tutte le informazioni sul progetto e sullo spettacolo sono disponibili sul nuovo sito web dell’osservatorio.