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Apprendistato tra luci e ombre

Apprendistato in crescita nel 2014, ma di nuovo in discesa nel primo scorcio del 2015: prosegue dunque l'alternarsi di alti e bassi nella diffusione di questa forma contrattuale, considerata strategica per il rilancio dell'occupazione giovanile.

Il quindicesimo Rapporto annuale di monitoraggio, curato dall'Isfol su incarico del Ministero del Lavoro e basato sui dati dell'INPS e dei servizi per l'impiego, mostra anche il probabile effetto dell'evoluzione normativa avvenuta nel sistema contrattuale nell'ultimo biennio.

Dopo tre anni di contrazione, con una punta nel 2013 di quasi 40mila contratti in meno pari al 13%, l'andamento del 2014 ha invertito la tendenza con un incremento del 4,4% pari a oltre 10mila assunzioni in più, che portano il totale degli avviamenti a 254mila. Secondo il rapporto, questo trend deriva in gran parte dall'allentamento dei vincoli quantitativi e dalla definizione di tempi certi per l'inserimento nella formazione pubblica, stabiliti dal cosiddetto decreto Poletti del marzo 2014.

Tuttavia, mentre la spinta è massima nel secondo trimestre del 2014 e prosegue anche nel terzo, segue nell'ultimo trimestre una variazione negativa, che si inasprisce nel primo trimestre del 2015 (-14,3% rispetto al primo trimestre 2014). Anche in questo caso sembrano pesare i provvedimenti governativi, in particolare l'esonero contributivo e la minore sanzione dei licenziamenti illegittimi, che hanno reso il contratto a tempo indeterminato più conveniente per molti datori di lavoro.

Dal rapporto emerge che tra le varie forme contrattuali previste, l'apprendistato di tipo professionalizzante continua ad essere quello di gran lunga più diffuso (91% nel 2013), mentre rimane modesta la presenza di quelli per la qualifica e il diploma professionale e di alta formazione e ricerca.

Nel 2014 le cessazioni di rapporti di apprendistato scendono del 3%. Nel 56,2% dei casi la cessazione è per scelta del lavoratore. Appena la metà dei contratti ha una durata effettiva superiore ai 12 mesi, e solo una minoranza termina alla scadenza prevista (16,6%).
Le trasformazioni del contratto da apprendista a tempo indeterminato - in questo caso i dati sono relativi al 2013 - riguardano 70.158 lavoratori, con un calo rispetto all'anno precedente dell'11 per cento.

Il numero totale degli apprendisti, calcolato in media sempre per il 2013, è di circa 452mila. Lo strumento rimane diffuso prevalentemente nella parte settentrionale del Paese (57%), e l'Emilia Romagna con circa 47mila unità è la quarta regione d'Italia dopo Lombardia, Veneto e (quasi alla pari) Lazio. Le attività manifatturiere e il commercio sono i settori che pesano di più, ciascuno per quasi un quarto del totale.

Prosegue il trend di innalzamento dell'età media dei giovani assunti in apprendistato, mentre la classe dei 15-19enni è sempre più residuale. La distribuzione per genere evidenzia che circa il 44% dei rapporti di lavoro in apprendistato riguarda le lavoratrici; il differenziale è molto più alto per le classi di età più giovani.

L'offerta formativa pubblica ha raggiunto circa un terzo degli apprendisti. "Per tutti gli altri - osserva il rapporto - le possibilità di accedere alla formazione come previsto dalla legge risiedono nella iniziativa delle singole imprese, per le quali però non sono ancora disponibili fonti informative adeguate". L'Emilia Romagna si distingue in positivo, con 35mila iscritti ai corsi, circa tre quarti del totale.

Come ha sottolineato il Presidente dell'Isfol Pier Antonio Varesi, per rilanciare l'apprendistato bisogna ancora "lavorare molto per potenziare la formazione e dare slancio alle due tipologie finora poco sfruttate".

Il rapporto e gli allegati

Vedi anche la nostra pagina Dati sul mercato del lavoro

 

Ultimo aggiornamento: mercoledì 28 ottobre 2015