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L'occupazione corre sul web

Assunzioni in aumento nei programmi occupazionali delle piccole e medie imprese per il 2015: a guidare la ripresa sono soprattutto quelle attive sul web, che hanno una propensione ad assumere doppia rispetto a quella delle aziende offline.

Sono i principali elementi emersi dal rapporto Unioncamere, diffusi nel corso della 13ª Giornata dell'Economia.

I dati sui fabbisogni occupazionali stimati per il 2015 dalle imprese, raccolti dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, indicano una crescita di 23mila entrate rispetto allo scorso anno (+4%), che porta a 595mila il numero dei nuovi contratti di lavoro pianificati, dei quali 472.540 riferiti a assunzioni di personale dipendente e oltre 122.300 riferiti a personale "atipico". Il vento della ripresa soffia soprattutto da Nord Ovest, dove si muove a una velocità tripla della media Italia (+12,4% contro il 4%), mentre stenta ancora a ripartire nel Nord Est (-2,2%).

Nel dettaglio, diminuiscono i parasubordinati (-11.440 i collaboratori e le partite IVA) e aumentano i dipendenti (+34.300 unità, compresi gli interinali). Tra questi crescono sensibilmente i contratti a tempo indeterminato (+73.140 unità rispetto al 2014), che passano dal 19,4% al 31% del totale. In base alle dichiarazioni degli imprenditori, sono 35.600 le assunzioni non programmate, che quindi si possono attribuire all'effetto del Jobs Act e dell'incentivo economico introdotto dalla Legge di Stabilità.

Le più propense ad allargare l'organico sono le organizzazioni che hanno saputo cogliere le sfide e i vantaggi dell'economia digitale e, in generale, imboccare la strada dell'innovazione. Delle 210mila imprese che nel 2015 prevedono di dare lavoro (il 14% del totale), a contribuire in maggior misura sono infatti le aziende innovative (24,4%), quelle che operano in Rete - dove l'intenzione di assumere (20%) raddoppia rispetto alle realtà offline - e quelle che esportano (26,1%).

Per il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello "lo stato di salute della nostra economia sta migliorando. Per accelerarne la ripresa, quindi, bisogna inserire nella cura dosi massicce di innovazione. E se si considera che il 92,5% delle PMI esportatrici é attivo sul web, é facile capire che il futuro del Sistema Italia passa dall'economia digitale".

Secondo il Rapporto, un giovane under30 su dieci oggi trova lavoro nel campo dei servizi tecnologici. Un aumento del 10% della diffusione di Internet potrebbe portare a un incremento dell'1,47% dell'occupazione giovanile. Allo stesso tempo, le previsioni dell'Unione europea denunciano come entro il 2020 potrebbero esserci 900mila posti di lavoro non occupati in Europa per la mancanza di competenze tecnologiche.

Oggi i primi a cogliere le opportunità dell'economia digitale sono soprattutto i giovani imprenditori: quasi due aziende su tre avviate da un under 35 lo scorso anno hanno una presenza attiva su internet, e il 45% é pronto o sta preparandosi all'e-commerce, che oggi risulta utilizzato solo dal 5,1% delle Pmi italiane e contribuisce a un misero 4,8% del fatturato complessivo delle nostre imprese.
La quota dell'economia digitale sul Pil italiano non supererà il 3,5% nel 2016, poco più di quanto é atteso per la Francia (3,4%) ma meno di quanto previsto per la Germania (4,0%) e più in generale per la media dei Paesi avanzati (5,5%).
Invece, quasi la metà delle nostre piccole e medie imprese manifatturiere investirà quest'anno nell'economia 'verde' puntando su prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico o a minore impatto ambientale.

Ma il peso della corruzione e della criminalità per le imprese è un ostacolo a crescere. Più di 3 aziende su 5 percepiscono un aumento dell'illegalità negli ultimi quattro anni e 2 su 5 dichiarano che il fatturato sarebbe più alto senza criminalità economica.

Il comunicato di Unioncamere

 

Ultimo aggiornamento: mercoledì 03 giugno 2015