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Bologna tra crisi e ripresa

Nel quadro della sua funzione di coordinamento delle politiche di sviluppo economico e sociale, la Città Metropolitana di Bologna ha presentato due report relativi all'andamento del mercato del lavoro e alle dinamiche socio-economiche del territorio.

Il Rapporto sul mercato del lavoro relativo al 2014, con un'appendice significativa sul primo bimestre 2015, è stato curato come negli anni precedenti da Giorgio Tassinari del Dipartimento di Statistica dell'Università di Bologna.

Il documento analizza una serie di dati di diversa provenienza, come le informazioni raccolte dall'Istat sulle forze lavoro attraverso le indagini campionarie dal 2008 al 2014, le elaborazioni del SILER (Sistema Informativo Lavoro della Regione Emilia Romagna), alimentato dai Centri per l'Impiego, e il resoconto degli ultimi sei anni di attività dei servizi per il lavoro della Provincia di Bologna, con un focus dedicato alla prima fase del programma Garanzia Giovani.

A differenza degli anni precedenti, segnati da indici uniformemente negativi, questo rapporto presenta un quadro articolato e in parte contraddittorio, in cui la perdurante drammaticità della situazione occupazionale viene in parte attenuata da tenui segnali di una possibile ripresa.

I dati di fonte Istat sono quelli già analizzati nel report del Settore Statistica del Comune di Bologna. In sintesi, a livello provinciale, nel 2014, nonostante uno scenario economico ancora sofferente (-0.4% di PIL sul 2013 e -5% sul 2011), gli indicatori del mercato del lavoro hanno mostrato un netto miglioramento rispetto al picco negativo del 2013: -1,2% nel tasso di disoccupazione con un -6% nella fascia sotto i 24 anni, e + 3% in quello dell'occupazione, il tutto in controtendenza rispetto al quadro nazionale. Dati che ovviamente non possono cancellare una dinamica complessiva che dal 2008 a oggi ha visto scendere di 3 punti sia la popolazione attiva che quella occupata e salire dal 2% al 7% il tasso di disoccupazione (e dal 4% al 39% quella giovanile).

Anche per questo, nel 2014 sono ancora cresciuti gli iscritti ai Centri per l'Impiego che al 31 dicembre hanno toccato quota 97.479, di cui il 55% donne e il 27% stranieri. Il numero è molto più elevato di quello fornito dalle indagini Istat, perchè si riferisce a un bacino potenziale più ampio (tutti i domiciliati mentre l'Istat considera i soli residenti) e soprattutto perchè la rilevazione campionaria si basa su interviste e considera disoccupate solo le le persone che hanno cercato attivamente un lavoro nell'ultimo mese.

L'incremento degli iscritti ai CPI bolognesi negli ultimi sette anni è stato del 157% (da 37.988 a 97.479 unità), più intenso per gli uomini rispetto alle donne, e per i cittadini stranieri rispetto agli italiani. I cosiddetti disoccupati di lunga durata (da più di un anno) sono passati da da 24.362 a 73.086 (+200%).
Il 35% degli iscritti è nella fascia 16-34 anni; rispetto al 2013 aumenta la quota (+2.355) dei più giovani (16-24 anni), probabilmente anche per effetto del Programma Garanzia Giovani, che ha fatto emergere la condizione dei giovani NEET e svantaggiati.
Tra gli iscritti ai Centri per l'Impiego il 47% ha almeno un diploma di scuola superiore, contro il 33% del 2008, specchio dei cambiamenti intervenuti in questi anni nella struttura del mercato del lavoro.

Dopo due anni di costante diminuzione, nel 2014 gli avviamenti al lavoro sono aumentati arrivando a 205.115, con una crescita del 7,6% rispetto al 2013, portando il numero dei nuovi rapporti ai valori del 2011, anche se ancora largamente al di sotto di quello del 2008 (225.265). Così, anche il saldo tra assunzioni e cessazioni è tornato positivo (+4%).

Continua a cambiare la qualità delle occasioni di lavoro disponibili, con un crescente ricorso a tipologie contrattuali non standard. La percentuale di avviamenti a tempo indeterminato è scesa ulteriormente al 9,4% (-1% sul 2013), a fronte di un pari aumento dei contratti a termine (34,5%) e di una stabilità di quelli di somministrazione (16,1%), mentre perde ancora terreno l'apprendistato (2,9%). Un assunto su tre è a tempo parziale, quasi mai per propria scelta.
É definita 'drammatica' la durata dei rapporti di lavoro: il 38,4% ha avuto una durata inferiore a 30 giorni, il 15% da 6 mesi a 1 anno e solo il 19,5% supera l'anno.

Uno sguardo sui primi dati disponibili per il 2015, riferiti ai primi due mesi, conferma la tendenza all'incremento delle assunzioni (+4,9%). Anche il saldo tra avviamenti e cessazioni si mantiene positivo, pur in misura minore del primo bimestre dello scorso anno. Sembra delinearsi un cambiamento nella distribuzione delle forme contrattuali, probabilmente dovuto agli sgravi contributivi introdotti dalla Legge di Stabilità: crescono infatti i contratti a tempo indeterminato (+25,5%) e in somministrazione (+10,7%), a fronte di un drastico calo di quelli di apprendistato (-9,3%) e a tempo determinato (-3,8%).

Il rapporto analizza anche l'azione dei Centri per l'Impiego provinciali, chiamati ad affrontare la gestione di un numero crescente di disoccupati e di lavoratori espulsi dal mercato, pur in condizioni di risorse pubbliche decrescenti e di incertezza sul futuro assetto del settore (provvisoriamente collocato nella Città Metropolitana ma destinato a un'agenzia, probabilmente regionale, che deve essere istituita con un decreto del governo).

Il sistema dei servizi per l'impiego nel 2014 ha accolto 144.000 persone, di cui 32.212 hanno rilasciato dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro per la prima volta, 32.266 hanno usufruito di colloqui di presa in carico (+13,7% rispetto al 2013) e oltre 20mila di prestazioni di carattere specialistico, finalizzate al miglioramento dell'occupabilità soprattutto in situazioni di svantaggio o di disagio psicologico, in collaborazione con i servizi sociali ed educativi del territorio. A questo risultato ha contribuito anche lo Sportello Lavoro del Comune di Bologna, la cui performance è illustrata nel report annuale diffuso in marzo. Nell'arco degli ultimi sei anni, ben 750mila cittadini con domicilio nel bolognese hanno ricevuto informazioni e qualche forma di sostegno nella ricerca di un lavoro da parte dei servizi pubblici.

Nell'ambito delle funzioni di intermediazione tra domanda e offerta, i Centri per l'Impiego hanno ricevuto 1.813 richieste di imprese, a conferma della scarsa propensione dei datori di lavoro a utilizzare i canali istituzionali nel reclutamento di personale; i Centri hanno segnalato oltre 7mila nominativi e ricevuto un riscontro positivo in oltre il 20% dei casi. Inoltre, sono stati attivati 575 tirocini, di cui 213 hanno poi dato luogo all'assunzione da parte dell'azienda.

All'interno della misura Garanzia Giovani, rivolta ai 'neet' (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano), avviata il 1 maggio 2014, nel territorio bolognese al 1 febbraio 2015 sono stati presi in carico 3.951 utenti, circa la metà degli iscritti al programma. In base all'indice di profilatura utilizzato per misurare le difficoltà di inserimento lavorativo, ben il 70% di questi è classificato nelle due fasce di maggiore svantaggio. Oltre 2.200 di loro ha ricevuto una occasione di lavoro o una offerta formativa: in particolare, 957 sono stati avviati a un percorso di formazione professionale, 474 a un tirocinio, 484 a un contratto a termine, 126 a un apprendistato, 42 a un'esperienza di servizio civile, 40 a un contratto a tempo indeterminato e i restanti a forme contrattuali diverse.

Accanto a quello sull'occupazione, è stato diffuso anche un rapporto sullo stato dell'economia e in particolare delle imprese. Ne risulta un quadro di grande affanno per i "grandi settori tradizionali": diminuiscono le imprese manifatturiere (-1,08%), del commercio (-0,13%), e delle costruzioni (-106 unità), mentre è in crescita il macro settore dei "servizi alle persone e dei servizi alle imprese" (+0,43%).
A sorreggere il sistema imprenditoriale bolognese sono le forme giuridiche più strutturate, società di capitale e cooperative, mentre resta negativo il bilancio per le società di persone e le ditte individuali (che rimangono più della metà del totale).
Ci sono dati che fanno sperare per il futuro, come l'aumento dell'export del 4%, decisamente migliore rispetto alla media nazionale, e la stima di Unioncamere che ipotizza una crescita dell'1,3% del prodotto interno a livello metropolitano.
Ma la pesantezza della crisi e le sue conseguenze durature sono rappresentate da un dato crudamente economico: in sei anni il reddito medio dei bolognesi è sceso di oltre 2.600 euro, pari al 9%.
Per questo, come ha sottolineato il sindaco metropolitano Virginio Merola, anche qui occorre ripartire con un nuovo patto per lo sviluppo e la coesione sociale.

I report sul mercato del lavoro e l'economia a Bologna anno 2014

 

Ultimo aggiornamento: giovedì 16 aprile 2015