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Dura la vita da professionisti

"Vita da professionisti" è il titolo di una ricerca sul popolo delle partite IVA e dei contratti a progetto, i cosiddetti lavoratori autonomi di ultima generazione, realizzata dalla CGIL e dall'associazione Bruno Trentin.

Un popolo di circa 3,4 milioni di persone, che è stato analizzato attraverso un campione rappresentativo di 2.200 intervistati, così caratterizzati: per il 58,4% uomini e il 41,6% donne; per l'età concentrati nel segmento tra i 30 e i 45 anni, pari al 42,9% del campione; altamente qualificati, con il 53% di laureati; distribuiti su tutto il territorio nazionale, con concentrazione nelle grandi città come Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli; infine diviso tra professioni regolamentate (35%) e non regolamentate (65%).

Tre quarti di loro sono partite IVA, meno di un quinto sono parasubordinati. Circa la metà dichiara di lavorare per diversi clienti e solo il 17% è monocommittente, però il 30% della platea riceve almeno l'80% del proprio reddito da un unico committente.
Nonostante la loro elevata professionalità, percepiscono redditi modesti e spesso insufficienti al sopravvivere: quasi la metà percepisce meno di 15mila euro lordi (e il 15% meno di 5.000), il 23% sta nello scaglione tra 15mila e i 25 mila, mentre solo il 14%% guadagna oltre i 40mila euro lordi l'anno.
Circa la metà ha un impegno superiore alle 40 ore settimanali e il 58% riferisce di ritmi di lavoro eccessivi: per questo "non stupisce la presenza di un numero piuttosto elevato di problemi fisici e psicologici per i professionisti: due su tre dichiarano di soffrire di stress, ansia, depressione, insonnia". E due terzi di loro hanno difficoltà a prendersi giorni di riposo o di malattia.

Tuttavia la percezione che hanno di sè nel mondo del lavoro non è quella di un dipendente mascherato: oltre l'80%, si autorappresenta come un vero professionista dotato di ampia autonomia nel decidere luoghi e tempi del lavoro, e quindi la sua aspirazione non è il passaggio al lavoro subordinato bensì una maggiore tutela e continuità occupazionale, potere contrattuale (che per il 70% degli intervistati è del tutto in mano ai committenti), welfare oggi quasi inesistente (soprattutto per coprire disoccupazione e malattia), e naturalmente redditi più elevati. Un aspetto di questa condizione subalterna nel mercato è dato dai tempi di pagamento: solo un terzo degli intervistati dichiara di essere pagato regolarmente a fine prestazione, mentre chi lavora per la pubblica amministrazione attende anche sei mesi per i compensi dovuti.

Quelli che si sentono 'dipendenti non regolarizzati' e quindi aspirerebbero al posto fisso sono circa il 15%, in prevalenza parasubordinati con un solo committente, con reddito basso, in professioni non ordinistiche e soprattutto nei settori dell'informazione, editoria, spettacolo e nell'archivistico e bibliotecario. Sono soprattutto questi che nell'ultimo anno hanno subito periodi di disoccupazione, da due a sei mesi nel 38% dei casi, superiore ai sei mesi per il 12%, mentre la metà del campione non ne ha sofferto.

Il paradosso di questa condizione è dunque che buona parte delle 'partite IVA' si sente e vuole rimanere lavoratore autonomo e vede in questa condizione un'opportunità di crescita professionale, mentre la maggioranza dei committenti è interessata soprattutto alla convenienza in termini di costi e di flessibilità, che in questa fase di modifiche legislative sembra spostarsi di nuovo verso il lavoro dipendente. Ma allora che ne sarà di questi lavoratori autonomi senza tutela?

La segretaria generale della CGIL Susanna Camusso, nel corso della presentazione della ricerca, ha proposto di riscrivere lo Statuto dei Lavoratori per includervi tutte le forme contrattuali, perchè "il lavoro va universalmente tutelato". Anche il governo sembra disponibile ad alcuni interventi, che però vedranno la luce solo dopo il completamento dei decreti attuativi del Jobs Act. Nel frattempo, i lavoratori autonomi restano esclusi dal bonus degli 80 euro e, dopo la sospensione decisa per il 2015, dal prossimo anno vedranno salire ancora le aliquote contributive e la tassazione del regime dei minimi. E' questa la "vita da professionisti".

Una sintesi della ricerca

 

Ultimo aggiornamento: mercoledì 15 aprile 2015