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I numeri della crisi a Bologna

La Provincia di Bologna ha presentato il Rapporto sul mercato del lavoro relativo al 2013, curato da Giorgio Tassinari del Dipartimento di Statistica dell'Università di Bologna.

Il documento analizza in particolare quattro tipologie di dati: l'andamento dell'economia provinciale in base alle rilevazioni Istat e agli Scenari territoriali realizzati da Unioncamere e Prometeia; le informazioni raccolte dall'Istat sulle forze lavoro attraverso le indagini campionarie dal 2008 al 2013; le elaborazioni del SILER (Sistema Informativo Lavoro della Regione Emilia Romagna), alimentato dai Centri per l'Impiego; alcuni output dell'attività dei Centri per l'Impiego della Provincia di Bologna.

Intitolato significativamente "Uscire dal labirinto", il rapporto evidenzia la drammaticità della situazione occupazionale, in particolare dei giovani.
Nonostante le previsioni di ripresa degli analisti economici, il quadro dell'occupazione si è ulteriormente aggravato nel 2013, con un incremento del tasso di disoccupazione su scala provinciale dal 6,9% all'8,4% (nel 2008 era al 2,2%). Le peculiarità positive del nostro territorio rispetto alla situazione nazionale si sono fortemente attenuate nel corso della crisi, allineandosi alla tendenza generale dal 2008 al 2013.

Mentre per i dati di fonte Istat si può rinviare all'analisi pubblicata dal Settore Statistica del Comune di Bologna è interessante osservare i dati di dettaglio sulle iscrizioni ai servizi per l'impiego e sulle assunzioni, questi ultimi desunti dalle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro.

I disoccupati iscritti ai Centri per l'Impiego al 31 dicembre 2013 sono 92.886, di cui il 55% donne e il 31% stranieri.
Il numero è molto più elevato di quello fornito dalle indagini Istat, perchè si riferisce a un bacino potenziale più ampio (tutti i domiciliati mentre l'Istat considera i soli residenti) e soprattutto perchè la rilevazione campionaria si basa su interviste e considera disoccupate solo le le persone che hanno cercato attivamente un lavoro nell'ultimo mese.

L'incremento degli iscritti negli ultimi cinque anni è stato del 230% (da 40.496 a 92.886 unità), più intenso per gli uomini (+242%) rispetto alle donne (+219%) e per i cittadini stranieri (+279%) rispetto agli italiani (+212%). I cosiddetti disoccupati di lunga durata (da più di un anno) sono passati da da 26.750 a 70.476 (+263%).

Il 30,8% degli iscritti è nella fascia 16-34 anni, il 28,9% tra i 35 e 44 anni, oltre il 37% ha più di 45 anni. Tra gli iscritti ai Centri per l'Impiego il 45% ha almeno un diploma di scuola superiore. Va notato che l'aumento dei senza lavoro è più sensibile al crescere dell'età e, tra gli italiani, per i titoli di studio più elevati (+263% per i laureati).

I nuovi rapporti lavorativi instaurati nel 2013 (190.652), diminuiscono in termini assoluti (-35.000 rispetto al 2008) e anche relativamente alle persone avviate: dai 113.970 del 2008 alle 106.124 del 2013. Il calo interessa solo i cittadini italiani, mentre si registra un aumento per gli stranieri, dovuto in gran parte alla crescita imponente del lavoro domestico (anche in seguito alle campagne di regolarizzazione del sommerso). La diminuzione degli avviamenti è maggiore per gli uomini (-18,5%) rispetto alle donne (-12,6%). Nel 2012 il numero dei rapporti di lavoro cessati ha superato per la prima volta le assunzioni e il saldo negativo si è innalzato nel 2013 (-2,9%).

Continua a cambiare la qualità delle occasioni di lavoro disponibili, con un crescente ricorso a tipologie contrattuali non standard. La percentuale di avviamenti a tempo indeterminato è ormai il 10,5% del totale. Il lieve calo dei contratti a termine (dal 38,1% al 35,3% in cinque anni) è compensato da un pari incremento di quelli di somministrazione, saliti al 16,3%. Gli avviamenti a tempo parziale costituiscono il 33% dei nuovi rapporti di lavoro (era il 27% nel 2008). Cala anche la durata dei lavori: il 25% dei contratti registrati nel 2013 ha una durata inferiore a 6 giorni, a fronte del 19% del 2008.

La diminuzione degli avviamenti interessa soprattutto i giovani (sotto i 35 anni), che sono anche i più interessati dai contratti di breve/brevissima durata. Scendono inoltre i contratti di apprendistato (3,1%), a fronte di un utilizzo maggiore di tempi determinati e tirocini formativi per i giovani tra 16 e 24 anni.

Il rapporto analizza anche l'azione dei Centri per l'Impiego provinciali, chiamati ad affrontare la gestione di un numero crescente di disoccupati e di lavoratori espulsi dal mercato, pur in condizioni di risorse pubbliche decrescenti.
Anche se la spesa complessiva per le politiche del lavoro è considerevolmente aumentata dal 2008, si è trattato soprattutto di interventi di tipo passivo, cioè ammortizzatori sociali e prepensionamenti. Un dato eclatante è il rapporto tra operatori dei servizi per il lavoro e disoccupati, circa 1 ogni 500, dieci volte meno che in Germania e Francia.

Nonostante ciò, il sistema dei servizi per l'impiego bolognesi in questi 5 anni ha assicurato interventi a supporto dell'occupabilità per un totale di oltre 80.000 prestazioni di carattere specialistico, a cui vanno aggiunti i quasi 100.000 colloqui di primo orientamento/presa in carico e le 500.000 persone che hanno avuto informazioni e accoglienza. A questo risultato ha contribuito anche lo Sportello Lavoro del Comune di Bologna, la cui performance è illustrata nel report annuale diffuso in marzo.

Un segnale di speranza viene dai primi dati relativi agli avviamenti del 2014: nel mese di gennaio le assunzioni sono salite rispetto all'anno passato dell'1,3%. E' l'inizio del disgelo?

Il Rapporto sul mercato del lavoro in Provincia di Bologna anno 2013

 

Ultimo aggiornamento: venerdì 11 aprile 2014