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Testamento di Carlo Broschi Farinelli

CENTRO STUDI FARINELLI


 

Testamento di Carlo Broschi Farinelli

(Archivio di Stato di Bologna, Notarile, Lorenzo Gambarini, 1782. Fascicolo di 48 pagine, di cui 32 scritte)

 

(Sulla custodia esterna, precedentemente cucita e sigillata, ora aperta)Autore sconosciuto: Ritratto di Farinelli. Bologna: Museo Internazionale e Biblioteca della musica.Il quadro è andato distrutto dopo il 6.6.1936, data della foto in b/n esistente che ritrae il dipinto integralmente

Testamento di mè Don Carlo Broschi detto Farineli
Consegnato al Signor Notaro Lorenzo Gambarini
questo dì 20 Febraio 1782

Io Don Giovanni Balduini fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento e ho sigillato col sigillo del signor Testatore.

Io Don Domenico Balestri fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento ed ho sigillato col mio sigillo. 

Io Don Cristofaro Ripandelli fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento, ed ho sigillato col mio sigillo.

Vincenzo Negri fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento, ed ho sigillato col mio sigillo.

Francesco Ripandelli fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ho sigillato col mio sigillo.

Io Domenico Salani fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ò sigillato col sigillo del signor Testatore.

Io Giuseppe Torri fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ho sigillato col sigillo del Signor Testatore.

(pagina 1)

In Nome della Santissima Trinità
Padre, Figliuolo, e Spirito Santo 

Testamento di mè Carlo Broschi detto Farinelli scritto di mio carattere in questa mia Casa di Campagna nel mese di ottobre 1778 e continuato nei giorni consecutivi.

Considerando io Carlo Broschi detto Farinello Cavalliere del Real Ordine Militare di Calatrava figlio del Defondo Salvator Broschi, e di Caterina Barrese Napolitani, e riflettendo che la Morte è sicura come incerto il momento: Ora che mi trovo per grazia di Dio sano di mente e di corpo, preparandomi ad un passo tanto serio, incomincio ad ordinare in primo luogo le cose dell'anima mia, e poi delle cose temporali, per ciò ho risoluto di fare questo mio Testamento con libera e spontanea volontà, e con matura e christiana riflessione lo scrivo di mia mano in questo mese di Ottobre mille Settecento settant'otto che ho ricevuto la dolorosa notizia della morte di mia Sorella che Dio tenga in Cielo: onde voglio che questo mio Testamento sia pienamente eseguito in ogni minima sua parte.
Raccomando ora, ed in ogni momento di mia vita l'Anima mia alla Misericordia Divina, alla Santissima Vergine, ed a tutti li Santi miei Avocati, supplicandoli ad intercedere il perdono di mie colpe, e rassegnato morire quando piacerà a Dio in Osculo Domini ed in seno della Santa Cattolica Romana Chiesa quale ho sempre vissuto mediante la divina Assistenza.
Il Miserabile mio corpo, fatto che sia Cadavere voglio che sia  

(pagina 2)

avvolto nel mio manto dell'Ordine di Calatrava, secondo sta prescritto dalle Costituzioni del detto Real Ordine Militare e che le sia data sepoltura senza pompa con accompagnamento di Poveri in numero di cinquanta con candela di cera alla mano di ongie trè l'una, e che ad ognuno di detti Poveri se li dia un paulo moneta per ciascheduno doppo di aver accompagnato il mio corpo nella Chiesa de Padri Cappuccini dove eliggo la mia sepoltura, et avendomi fondato in vita nel Santuario di Loreto messe perpetue per la mia intenzione; ciò nonostante voglio che siano celebrate per l'anima mia nell'altare del Santissimo quattrocento messe cioè duecento nella detta Chiesa dove sarò seppellito. Cinquanta nella mia parrocchia di Bertalia, e cinquanta nella parrocchia della Beverara, e le restanti cento messe nella Chiesa dell'Ospedale della Vita lungo il canale del Reno, e per la limosina di ogni una di dette messe siano date mezzo Testone, e che nell'altare del Santissimo di detta mia parrocchia di Bertalia siano date dodeci libbre di cera, ed all'altare della Santissima Vergine di San Luca siano date venti libre di cera, e che vi siano celebrate sessanta messe nei giorni di lunedì e sabbato e sia data la elimosina di queste sessanta messe due pauli e mezzo per ciascheduna e per queste spese ed altre occorrenti alle mie esequie private tengo riserbato nel mio Burò de specchi in un cassettino a mano destra nel fondo del medesimo Burò un pacchetto con cento ottanta zecchini romani effettivi sigillato col mio sigillo segnato con una croce, ed avanzando qualche cosa da questa somma voglio che li miei esecutori testamentari la ripartiscono ai Poveri di Città e di Parrocchia.

(pagina 3)

Tutto quel che possiedo lo riconosco dà Dio, e dalle mie sole onorate fatiche, non già da eredità paterna, materna, fraterna ne di parente alcuno, sicche dico che tutti li miei beni sono acquisti miei quasi castrensi per avermi la Divina Provvidenza guidato solo nelle primarie Corti dei Sovrani di Europa e finalmente nel 1737 stando io in Londra fui chiamato dalla Real Corte di Spagna per andare presso l'Augustissimi Monarchi Filippo Quinto ed Elisabetta Farnese di gloriosa memoria li quali nel presentarmi ai loro Reali piedi benignamente gradirono la prontezza della mia ubbidienza ai sovrani comandi, ed in contrasegno del Reale aggradimento ebbero la clemenza di dissimpegnarmi dalla Real Direttione di Londra, e di ammettermi all'onore de Loro Servitore in qualità di Criado familiar grazia che mi concesse Sua Maestà del Re con Real Diploma dei 30 agosto 1737, à tenore del quale addetto al Regio Servizio de Rè successori Ferdinando Sesto e Regina Maria Barbara di gloriosa memoria, come di sua Maestà gloriosamente regnante Carlo III che l'Altissimo guardi e prosperi per moltissimi anni, il quale per sua Real Clemenza e magnanimità mi continua la stessa munificenza, distinzione e soldo à norma del Real Diploma del suo Augustissimo Padre e suo Fratello che siano in cielo. Quindi è, che fra la moltitudine delle grazie e dei benefici influssi in me piovuti dalla magnanimità del Real trono con sentimenti di gratitudine, di rispetto e venerazione prende coraggio in questa circostanza la mia umilissima servitù di sperare la continuazione della Real Pietà e Clemenza.

(pagina 4)

Dispongo dunque con piena potestà in questo mio testamento per ultima volontà di tutto quel che possiedo, che come ho detto di sopra sono beni liberi e quasi castrensi per evitare confusioni, desideri, e progetti che in vita ho sperimentato nel vario, e vago genio, e pretenzioni de miei parenti.
Primieramente annullo altri miei Testamenti, fatti uno in Londra e l'altro in Madrid, perché voglio che sia eseguito questo come mia ultima volontà. Riserbandomi la facoltà di fare codicilli, e affinché la molteplicità di Testamenti non sia imputata ad altro, che a matura riflessione, dichiaro che si sono mutate molte cose da allora in qua, per la naturale variazione delli tempi, dei luoghi, e delle circostanze, che per ciò ho preso da me stesso matura cognizione di ogni individuo de miei parenti. Onde ordino e dispongo quanto siegue.

In primis instituisco un fideicommisso mascolino perpetuo con tutta la formalità e forza prescritte dalle leggi: per ciò voglio che sia fatto uno Stato, o sia Inventario legale di tutti li beni che possiedo tanto in capitali , in stabili, mobili e sé moventi, e che sia venduto mobili e semoventi, e che questi siano convertiti tutti in compra di stabili fruttiferi ed uniti al corpo del fideicommisso, eccettuatene alcune cose ch'io noterò qui appresso che voglio che siano conservate tali quali come parte di questo fideicommisso di non esser smembrato né per scorporo di dote, né per altre cause che volessero addurre li futuri usufruttuarii, ed eccettuati ancora alcuni legati, che sono per qui ordinare, e per regola d'un tale inventario legale che formerà norma ad ogni usufruttuario da persona in altra.

(pagina 5)

Si troveranno nelle mie scritture più inventarii delle mie robbe, fra quali uno tutto di mio carattere scritto in Madrid ed in Villa Viziosa, che notano le mie suppellettili. Arazzi, quadri, argenterie gioie, ed altri mobili con le note della variazione da me fatte secondo le mie circostanze; ed in oltre possiedo li qui notati capitali.
Primo. Il Potere, e le fabriche di questo mio Predio da me abbitato sotti li communi delle Parrocchie di Bertalia e Beverara due luoghi da me riuniti. Il Primo comprato dal signor dottore Giuseppe Pozzi, ed il secondo dal signor colonnello Giovan Battista Butrigari in 17 e 20 novembre 1732 come apparisce da Instrumenti Autentici che sono fra le mie scritture, l'un e l'altro per lire 29 mila bolognesi, da me poi fatti ripiantare di nuovo, prima ch'io lasciassi l'Italia, ed in seguito mediante la bontà e l'amicizia che sempre mi dimostrò la felice memoria del Signor conte Sicinio Pepoli furono risarcite le fabriche e rinovata la Cappellina in tempo ch'io stavo nella Real Corte di Spagna donde ritornate l'anno del 1760 ritrovai questo mio luoco di campagna ben conservato corrispondente all'affetto di così degno Patrone ed Amico. E doppo ritornato da Napoli nel 1761 in questa mia casa di campagna che la Providenza Divina mi ha conservato fra molte vicende dove mi posi a far un altro da capo della mia vita cominciando a dar sistema alli miei interessi e rassettare le mie robbe per levarne l'incommodo a più stimatissimi Amici di questa e di altre città d'Italia che per loro bontà e gentilezza n'ebbero la cura per ciò a poco a poco, e da anno in anno

(pagina 6)

à misura della Real Munificenza feci erigere questa casa come si vede capace dà collocarvi li miei mobili; sicché in oggi si deve considerare moltiplicato il valore di questo capitale dalla primitiva sua compra enunciata di sopra.
Secondo. Possiedo un capitale di docati 1500 di Regno esistente in Napoli sopra le case à Monte Oliveto appartenente alla Scuola di lingua greca li quali fanno circa sei mila lire bolognese.
Terzo. Possiedo un capitale di docati 3000 di Regno esistente in Napoli sopra le case del Monte di Fasano alla solitaria del Convento di san Luigi che fanno circa dodeci mila lire bolognesi.
Quarto. Possiedo un capitale di docati 1000 di Regno esistente in Napoli sopra il Palazzo, case, e partite di arrentamenti che li signori fratelli Nozzoli, che fanno circa lire quattro mila bolognese.
Quinto. Possiedo un capitale di docati 8000 e 500 d'argento veneziani sopra il luogo Pio dell'Incurabili di Venezia che fanno in circa trentaquattro mila lire bolognesi. Si avvertisce che questo capitale si trova oggi sospeso nel pagare li frutti per il Fallimento del detto luogo Pio; li quali frutti per lire mille quattrocento venete servivano a fare annualmente il cumolo della Dote della Bambina Signora Maria Carlotta Pisani il qual Cumulo è stato da me compito à 10 Febbraio 1778 sopra un altro mio capitale nel Monte Acque notato qui appresso, secondo il tutto apparisce nell'atto del signor Lorenzo Gambarini notaro di questa città di Bologna.

(pagina 7)

Sesto. Possiedo un capitale di dodeci mila trecento lire bolognesi sopra l'Annona, e questo è passato nel Monte Benedittino.
Settimo.
Possiedo un capitale di cambio di cinque mila lire bolognese fruttifero al 4 per cento dovuttomi dal signor Antonio Monari con la sicurtà dei signori marchesi fratelli Banzi come in istrumento del sudetto signor Gambarini 26 aprile 1774.
Ottavo. Possiedo in questo Monte Acque, unito al Monte Benedettino un capitale di lire bolognese plateali di cento mila lire ch'erano prima in tre istrumenti, costituiti a misura del rimborso delli antichi capitali del Novissimo di Venezia, e si scemò ai dieci di febbraio 1778 per compire come ho detto di sopra la Dote alla nominata Maria Carlotta Pisani; onde il capitale del sudetto Monte Acque rimane in lire ottantotto mila novecento cinquanta trè e rotti di moneta Reale corrispondente al campione di detto Monte, e Atti del sudetto signor Gambarini di modo che non havendo io che questi Capitoli Istrumentarii, essi, questa casa, e questo predio di due luoghi riuniti formano la base del Fondato Fideicommisso Mascolino.
Con l'occasione del mio viaggio in Napoli come dissi di sopra dopo 36 anni di absenza ebbi la consolazione di rivedere la mia sorella Donna Dorothea Broschi Pisani, che mi presentò li suoi figli, e questi furono li signori Angelo Antonio, Matteo, Anna Maria, Rosaria, Fortunata ed Irene. Tutti nubili fuor che Rosaria che era già maritata col Nobil huomo Don Gennaro Maiorino li quali coniugi mi presentarono ancor essi li di loro figlioli, chiamati l'uno Giovan Battista e l'altro Onofrio, e la di loro madre

(pagina 8)

trovandosi gravida partorì nel tempo della mia permanenza nella casa di detta mia sorella un Bambino che io tenni al santo battesimo dandoli il nome di Carlo, Ferdinando Filippo, con sommo piacere di tutto il Parentado, il quale gradì le mie affettuose, e cordiali dimostrazioni, da mè pratticate con ogn'uno in tale giuliva occasione, e doppo sei mesi di soggiorno in quella città, fui precisato dalli miei interessi di ritornare in Bologna (come ho detto di sopra) di unire li miei mobili. In mezzo a questa mia per me penosa occupazione di dover cominciare da capo à stabilirmi casa e commodi alla mia poca salute, indebolita da vicende, viaggi, ed incommodi, mi vennero da mia sorella notizie opposte di afflizione e di giubilo, cioè la morte del sudetto Angelo Antonio, ed il matrimonio d'Irene con Don Antonio Fattorosi Barnaba, che ancor lei morta di poi lasciando un solo figlio masculo, come in segito la morte della sù nominata Rosaria madre delli sudetti figli, Giovan Battista, Onofrio e Carlo, e frà tante passioni d'Animo, ed agitazioni, non mi risparmiarono in darmene delle nuove impiegando intorno a mè amici spirituali e temporali d'ogni rango acciò io condiscendessi à che il sudetto Matteo Pisani si collocasse in matrimonio, proposizioni alle quali io più volte mi sono negato alla stessa di lui madre, amici, e paventato, e frà l'innumerabili assalti, mi sono regolato nel medesimo modo, come havevo fatto con lo stesso Don Riccardo Broschi mio unico fratello non obbligandomi à niente, ed essere sempre patrone delli miei averi così in Vita come in Morte e con tali contizioni e fermezza ebbi la compiacenza di

(pagina 9)

prestarmi alle rinovate istanze fattemi fare da Persone distinte vicine e lontane in ascoltare varie proposizioni di matrimonio fatte al sù detto Don Matteo Pisani. Ogn'uno procedendo col buon fine di far bene a Parenti ed Amici; schermendomi io tal volta colla mia costante massima di non obbligarmi a niente, e di non essere mallevadore degl'eventi e della reciproca buona corrispondenza maritale frà li coniucati: e finalmente con la fiducia che ogn'uno sapesse esercitare li suoi propri doveri, e nel tempo istesso procurare à me per gli ultimi anni della mia vita (facendo bene ad altri) l'assistenza e la compagnia di due persone che mi dovessero esser grate del bene che senza verun obbligo facevo ad essi sul fondamento di buoni costumi, e di buona educazione che mi si vantavano, per ciò entrai nel matrimonio di Don Matteo Pisani con la signora donna Anna Gateschi con le cautele, condizioni e riserve spiegate di mia mano in un foglio de 13 giugno del 1768 che incomincia così...In Dei Nomine Amen, entro con tutta la sodisfazione nel matrimonio che vuole contrattare Don Matteo Pisani. Il qual foglio sigillato con le mie Armi in cera di Spagna rossa inserite nei loro capitoli matrimoniali originale stà depositato nell'Archivio di Pistoia, e dà questo matrimonio è nata in questa mia casa di campagna Maria Carlotta Pisani da mè tenuta al santo battesimo e fatteli la Dote come dagli atti del notaro Signor Lorenzo Gambarini e Campione del Monte; onde non perché io abbia beneficato in vita tutti li soprannominati, ho dato, ò inteso di dare jus sopra la mia robba ad alcuno di essi perché ho voluto gelosamente conservarmene la patronanza in vita,

(pagina 10)

ed in morte come stà spiegato nel citato foglio de 13 giugno 1768.
Essendo piaciuto à Dio di richiamare à se Riccardo Broschi mio unico fratello fin dall'anno 1756 senza aver lasciato figli, ed essendomi arrivata ultimamente la notizia ancora della morte di Donna Dorothea Broschi Pisani mia unica sorella nel prossimo passato mese di settembre 1778 senza memoria di testamento a mio favore così dell'uno come dell'altra, ambedue beneficati da mè mentre vissero come apparisce da vari documenti frà le carte, sicché né per parte di essi, né per altri io mi conosco erede necessario alli miei aquisti liberi, che come dissi sopra sono beni quasi castrensi, per la qual raggione se qualcheduno de Parenti in qualunque maniera volesse tentare, o tentasse di fare annullare questo mio Testamento sotto qualunque preteso titolo, o pure s'intromettesse à disturbare la formazione dello stato di mia eredità per l'ordinato fideicommisso, voglio, e comando che tale disturbatore sia privato di ogni beneficio per lui portato in questo mio testamento, e che tale beneficio passi ed appartenga ad altro Parente immediato che sono per nominare.
Non avendo io tralasciato d'instruire amorevolmente sin dal principio del loro matrimonio signor Don Matteo Pisani e Signora Donna Anna Gatteschi di lui moglie (il primo figlio del quondam Don Giovan Domenico Pisani razionale della Regia camera di Napoli e di Donna Dorothea Broschi fu mia sorella come ho detto di sopra, ambedue che siano in cielo) al governo di una domestica economia, ed al buon regolamento di famiglia secondo la prudente amministrazione di ogni capo di casa che ama li suoi, e che desidera ch'essi vivano con quella proprietà che conviene applicati ai proprii familiari interessi, in che non mi sono veduto felice seco loro nel farli confidenza delli miei affari domestici, per l'inapplicazione di ambedue in tutto, non si

(pagina 11)

sono resi atti à secondarmi nelle mie economiche disposizioni, sicche mosso io da giusti e prudenti motivi, non voglio che Don Matteo Pisani abbia la facoltà delle disposizioni, direttioni e maneggi nella mia eredità, ne anche per procura di altri interessati, perchécosì voglio e comando in questa mia ultima ed assoluta disposizione, nella quale intendo darli nuova prova d'affetto nel secondare il suo naturale di pochi pensieri, e perché pensi solamente alla di lui salute, per la quale come per quella della signora Anna Gatteschi sua moglie non risparmiai attenzioni e spese come a vista di ogn'uno è stata la maniera non commune colla quale sono stati assistiti in ogni luoco lontano o vicino. Cosicché per maggior sicurezza e per risparmiare al medesimo Don Matteo Pisani fatiche di pensieri e d'inquietudini inseparabili ancora delle seduzioni maritali, parentesche ed estranee, comando e voglio che neppure la signora donna Anna Gatteschi di lui moglie o altri di casa Gatteschi direttamente o indirettamente abbiano maneggio, direzione, disposizione ed influenza nella mia eredità e fidecommisso, e non avendo avuto questi iugali figli maschi doppo dieci anni compiti di matrimonio, e solamente la nominata di sopra Maria Carlotta Pisani.
Voglio, comando ed instituisco mio immediato erede usufruttuario del mio fideicommisso mascolino il signor Don Matteo Pisani figlio come ho detto di sopra delli quondam Don Giovan Domenico Pisani Razionale della Regia Camera di Napoli e di Donna Dorothea Broschi mia unica sorella. Con condizione espressa però che lasci fare quietamente il mio Stato o inventario legale, e non ammova, né si appropri  

(pagina 12)

cosa alcuna, e persuaso della sua prudenza son sicuro che non vorrà, come non voglio io, permettere che sia molestato chi tiene in custodia la mia casa e la mia robba della quale ho detto di sopra d'esservi l'inventarii.
Voglio e comando che mentre vive il sudetto Don Matteo Pisani vi sia un curatore alla mia robba eletto d'un animo consenso dell'altri infrascritti chiamati alla sostituzione del mio fideicommisso, e se fossero discordi nella elezzione del detto curatore, comando che tal curatore alla mia robba sia nominato dal magistrato pro tempore, e nel caso che il sopra nominato don Matteo Pisani in tutto e per tutto non si conforma a queste mie disposizioni, voglio che il mio fideicommisso passi al chiamato immediato erede Don Giovan Battista Maiorini al quale comando che paghi al detto Don Matteo Pisani la metà della mia rendita attuale a misura che va maturando vita naturale durante del detto Don Matteo Pisani.
Voglio e comando che doppo Don Matteo Pisani sia erede usufruttuario del mio fideicommisso Don Giovan Battista Maiorini figlio primogenito di don Gennaro Maiorini e di Donna Rosaria Pisani sorella del detto Don Matteo Pisani, per passare da primogenito in primogenito maschio per maschio fino all'estinzione della sua linea mascolina di don Giovan Battista Maiorini; ed essendo estinta questa linea voglio che il mio fideicommisso passi alli discendenti maschi di Donna Fortunata Pisani altra sorella di Don Matteo moglie di Don Giuseppe Giordano da Cuneo da primogenito in primogenito maschio per maschio, ed estinta che sia questa linea Giordano da Cuneo voglio che il mio fideicommisso passi alli discendenti maschi

(pagina 13)

del figlio di Donna Irene Pisani altra sorella di Don Matteo che fu moglie di Don Antonio Fatturosi Barbara a maschio per maschio. Essendo tutte le sopra nominate figlie della su nomata fu mia sorella Donna Dorothea Broschi Pisani l'una maggior dell'altra nell'ordine di natura come stanno qui nominate e nel modo come di sopra ho disposto, dovendo Donna Maria Carlotta Pisani rimanere tacita e contenta della dote che gli ho fatto come di sopra per gli atti del notaro signor Lorenzo Gambarini e non altrimente e siccome nelli citati atti del compimento di questa dote me ne sono riserbato il jus di reversione a me o alli miei eredi, che intendo sia il mio fideicommisso è di nominare un fedele esattore delli frutti di detta dote per erogarli nel decente mantenimento della detta da me dotata Maria Carlotta Pisani. Voglio e comando che il medesimo curatore della mia robba, nominando come ho detto di sopra dalla concorde elezzione delli usufruttuarii immediati o futuri o vero dal magistrato, sia nel tempo istesso l'esattore, e l'amministratore della parte della rendita delli monti ceduta a Donna Maria Carlotta Pisani nelli citati atti che in copie autentiche tutte raccolte in un fascicolo si trovano recistrate nelle mie scritture, quali copie li saranno consegnate in tempo che prenderà stato.
L'età maggiore di tutti li usufruttuarii e futuri possessori del mio fideicommisso, voglio e comando che sia fissata a quella di ventisei anni compiti, e che nel caso delle minorità siano nominati dal magistrato idonei curatori all'amministrazione di detto mio fideicommisso, al quale

(pagina 14)

voglio e comando che vada annesso il mio Nome e Cognome idest Carlo Broschi, con le mie Armi e propriamente quelle che si trovano rappresentate nelle Portiere di Scarlato, ricamate in Spagna,  cosìcche tutti ed ognuno delli detti usufruttuarii Eredi istituiti e sostituiti dovranno portare nelle loro firme quondam Carlo Broschi.

Siccome in Bologna nella mia prima gioventù fui naturalizzato Cittadino Bolognese, e feci le compre di sopra descritte, e che fin da quel tempo ci si trova radicato il domicilio, e conoscendo la Bontà e Amicizia colla quale fui riguardato come presentemente lo sono dalla prima Nobiltà e Cittadinanza bolognese, disposizioni tutte che sono andato di mano in mano coltivando da lontano e da vicino, e particolarmente in tutto il tempo della mia permanenza nella Real Corte di Spagna da dove ordinai il risarcimento delle fabriche rusticali e la rinovazione della Cappellina come ho detto di sopra. Sicché in continuazione de miei stabilimenti già fatti e per buona corrispondenza all'affetto in ogni tempo reciprocamente esercitato fra me e li Signori bolognesi nella situazione in cui mi trovo, mi sembra conseguente di ordinare ed ordino che questo mio fideicommisso resti fondato e stabile in Bologna in perpetuo, anche perché non succedano diminuzioni e discapiti nelli capitali che naturalmente succederebbe se si trasportassero altrove.
Voglio e comando che tutti li miei così di sopra nominati eredi ed usufruttuarii instituiti o sostituiti conservino gl'acquisti miei che sono liberi ed  

(pagina 15)

indipendenti acciò essi ed i loro figli su l'esempio mio acquistato con la Virtù, e conservino con la prudenza questi beni che gli rende indipendenti dalle variazioni delle umane fortune. Non avendo io avuto altra mira fra le mie onorate fatiche se non questa, cioè che siccome Iddio mi ha per sua misericordia inalzato, conservato ed assistito in tutte le mie situazioni, così essi abbiano di che benedirlo e ringraziarlo così per me come per loro medesimi. Per ciò voglio e comando à tutti li sopra costituiti, istituiti e sostituiti eredi e possessori del fideicommisso che oltre l'Inventario legale da farsi quando mancherò di vivere detto Inventario debba rinnovarsi ancora ogni volta che il Fideicommisso passerà dall'uno a l'altro ed affinché si conservano in infinito senza la minima diminuzione, per ciò vieto e proibisco a tutti qualunque alienazione anche per titolo di Trebellianica, intendendomi di usare tali vocaboli anche nel più lato senso che possa prendersi.
Dichiaro e voglio che da questa mia eredità e fideicommisso siano per sempre per modo di regola escluse le femine, ed anche i maschi discendenti per femine, ed esclusi pure li ecclesiastici tanto secolari che irregolari non per mancanza di venerazione per essi; ma perché comprendo la necessità che hanno li secolari di avere sostanze da potersi accasare e vivere con decenza e decoro, per lo stesso motivo di conservare per sempre intieramente questa mia eredità caso che alcuni dei rispettivi chiamati commettessero

(pagina 16)

un qualche delitto (che Dio non voglia) per cui entrar potesse la confiscazione de beni del delinquente,  intendo e voglio che un'ora prima del commesso delitto sia e s'intenda subito chiamato il più prossimo sostituito, giusta l'ordine di successione da me sopra prescritta, protestandomi di ciò volere non già per mancanza d'ossequio e di rispetto verso il Principe, ma unicamente per il detto motivo dell'intera conservazione della mia Eredità e Fideiccommisso. E perché voglio che li possessori di esso siano costumati e virtuosi à norma delle leggi civili della nostra Santa Religione al qual fine voglio ancora che siano esclusi coloro che non saranno nati di Legitimo Matrimonio non ostante che si legitimassero a questo fine.
Essendo che lo stato attuale di rendite de miei enunciati capitali si trovi diminuito per vari motivi, trovandosi sospeso come ho detto quello degl'Incurabili di Venezia che recuperandosi dovrà riunirsi al mio Fideicommisso; e quelli del Monte Acque smembrato dalla dote a Maria Carlotta Pisani, la qual dote può avere la sua reversione eventuale al Fideicommisso come sta spiegato nelli citati atti del signor Lorenzo Gambarini Notaro collegiato di Bologna e campione di questi Monti. Fra le cause della diminuzione delle suddette rendite si possono considerare l'avere li Prencipi per loro providenza generale ridotto li frutti dei Capitali dal quattro sino al tre e mezzo ed in ultimo al tre per cento. E dal notabilissimo dispendio straordinario fatto per il signor Don Matteo Pisani, per la signora Donna Anna Gatteschi sua moglie,

(pagina 17)

e per il signor Filippo Gatteschi di lei fratello al quale prestai in più urgenti occasioni somme non indifferenti di denaro in considerazione della signora Donna Anna Gatteschi e stima per la di lei famiglia Gatteschi; ciò non ostante alcuni dei sopra nominati capitali sono stati fondati in questo decennio di mia sola raggione. Onde è che in oggi tutte le mie rendite liquide si riducono, cioè quella dei frutti di questo podere riunito come dissi di sopra, essendo soggetta ad annuali disuguaglianza communi ad ogni possidente, tuttavia per un computo previdenziale un anno per l'altro si può considerare circa novecento lire l'anno per la parte Dominicale; dalli capitali di Napoli circa lire settecento bolognesi; dalli signori Marchesi da lire ducento bolognesi; dalli Monti Acque e Benedettino lire tremila cento ottanta sei; dalli detti Monti per le donazioni fatte per la dote da me fatta a Maria Carlotta Pisani come ho spiegato di sopra lire quattro cento quaranta sei, che in tutto fanno circa lire bolognesi cinque mila quattrocento trenta due moneta plateale, essendo che detti Monti ritengono per il formato nuovo campione qualche picciola cosa, che cesserà col tempo, e poi si riscuoterà.
Penzando io al necessario mantenimento delli signori Iugali Don Matteo Pisani e signora Donna Anna Gatteschi incuranti della conservazione e prudente economica distribuzione delle sostanze come fa ogni cittadino del mondo, pure in continuazione del mio costante affetto, christianità, stima ed amicizia per essi, voglio e comando al come di sopra nominando curatore che vigili, acciocché riscuotendo da ogn'uno le mie rendite attuali, per una parte non manchi la sussistenza a questi signori iugali e non altro: e per l'altra parte paghi puntualmente ad ogn'uno

(pagina 18)

li legati che sarò per fare acciò che ogn'uno abbi motivo di pregare il Dio per loro e per me.
Separato che fosse questo matrimonio per morte di Don Matteo Pisani, come al medesimo non è stata pagata la stipulata dote della signora donna Anna Gatteschi di lui moglie, e neanche li promessi frutti di detta dote, che in oggi unitamente ascendono a summa considerabile per cui la medesima signora Donna Anna fece protesta secondo apparisce dagl'atti del nominato notaro signor Lorenzo Gambarini, giudizialmente notificata in Pistoia alli signori di lei fratelli, con tutto ciò non ostante l'espressioni del citato foglio di mia mano inserito nelli loro capitoli matrimoniali, cioè che oro argento e gioie mi ritornerebbero lascio in proprietà della signora donna Anna Gatteschi tutto quello che la mia cordialità di goderseli in vita le ha regalato, secondo sta notato in un Inventario di mio carattere del 1775 dico 1775 il cui contenuto sta tutto in suo potere eccettuatone l'anello di brillante à cuore, un rosario d'oro, e stucchio con tazza da cioccolata con suo piattino che ora sono in mio potere come si vede postillato nel detto Inventario al foglio 4 e 5, e che voglio che restino fra le mie suppellettili con tutte le gioie che generalmente sono di mia ragione. Il di più come ho detto di sopra voglio e comando che sia proprietà della sudetta Donna Anna Gatteschi il di più del contenuto di detto Inventario, ed inoltre lascio in proprietà ancora alla medesima signora Donna Anna Gatteschi il mio credito, raggioni ed azzioni, che rappresento contro il di lei fratello signor Filippo Gatteschi in virtù di due scritture autentiche del notaro signor Francesco Pedretti 18 luglio ed 8 agosto con altre scritture del medesimo signor Filippo Gatteschi del 1772.

(pagina 19)

Quali scritture e carte voglio che siano consegnate alla signora Donna Anna con le consuete formalità e di più in continuazione della stima che ho per lei voglio e comando che a titolo di legato vedovile siano pagate annualmente alla detta signora Donna Anna Gatteschi Pisani sua vita naturale durante mille e duecento lire bolognese in tante rate, ed a misura che si riscuoteranno l'entrate, quale legato vedovile s'intenda aver luogo solamente nel caso che detta signora donna Anna Gatteschi Pisani conservi lo stato vedovile, ma che passando ad altre nozze, voglio e comando che non se li continui a pagare, e che sia detto legato estinto in favore del mio fideicommisso.
Nel caso poi che sopra viva alla detta signora Donna Anna Gatteschi di lui moglie il signor Matteo Pisani istituito come sopra mio erede usufruttuario coll'accennate disposizioni di chiamarsi contento di queste mie disposizioni, voglio che abbia sua vita naturale durante la metà delle mie rendite attuali cioè lire due mila cinquecento bolognesi, e voglio che diminuiti li pesi, il rimanente delle dette rendite sia impegnato annualmente in compre fruttifere in aumento del fideicommisso.
Alla signora Anna Maria Pisani sorella del sudetto Don Matteo Pisani, che viveva nubile con sua madre la quale senza mia saputa a disposto e diviso fre le sue figlie varie mie suppellettili comprate da me in Napoli e lasciateli agodere come si vede da un Inventario fra le mie carte del dì 17 maggio 1761. Ora trovandosi la sudetta Donna Anna Maria Pisani tutta via nubile in età di circa à 50 anni incomodata di salute saviamente à scelto di vivere in monastero, ed

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io seguitando la propensione del mio cuore nel farli del bene come a tutti senz'altra obbligazione personale perché non andasse soggetta alla sua sorella al suo fratello e suoi cognati, e nipoti tutti non buoni economi, attualmente fò somministrarli undeci docati di Regno al mese, o siano lire 44 bolognese e di più docati trenta l'anno per la locazione del monastero, per la qual cosa voglio e comando al sù citato erede, curatore, ed ogni altro istituito e sostituito che si continuano à pagare alla detta signora Anna Pisani l'espressata somma sua vita naturale durante, ed uscendo dal convento li sopra nominati docati trenta restino erogati in beneficio dal mio fideicommisso, e doppo la morte di detta Donna Anna Maria Pisani, voglio e comando che le sudette lire 44 bolognese o siano docati undeci di Regno al mese passino alla signora Donna Fortunata Pisani sorella ancora di Don Matteo Pisani maritata al signor don Giuseppe Giordano da Cuneo sua vita natural durante della su nominata Donna Fortunata Pisani Giordani in continuazione del mio cordiale affetto.

Ora passo à specificare quelle cose che voglio conservate in essere come parte principale ed essenziale del mio fideicommisso, e che ho detto di sopra di eccettuare dalle ordinate vendite perché le giudico degne di conservarsi affine di perpetuare la mia gratitudine verso la sorgente dalla quale mi sono venute dai Principi Sovrani, e fra le innumerabili munificenze del luminoso e magnanimo trono di Spagna colle quali fui cumulato mentre vissero li miei Clementissimi Augusti Reali Patroni.
Nel suo Testamento Sua Maestà la Regina Maria Barbara (che sia in Cielo) il traslato del quale in lingua spagnola

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sta fra le mie scritture, si degnò di farmi un legato che dice...Item comando che à Don Carlo Broschi Farinelli il quale mi ha servito sempre con molto zelo e fedeltà se li dia l'Anello di Diamante grande rotondo giallo, e tutti li miei Libri e Carte di musica, e tre Cembali, uno di registro, altro à martellino, ed altro à penna li migliori...Questa distinta e pia memoria essendomi stata consegnata con tutta formalità dalli signori Ministri Togati del Re, cioè il sudetto anello per mano della signora Donna Giuseppa Geltruta de Gama camerista della Defonta Sua Maestà Regina e le 16 Pappelliere (o siano Armarii di Musica) con li trè Cembali per mano del signor don Gregorio Garzia della Vega tra le quali 16 Papeliere v'è quella di color Torchino con le armi reali e foderata di velluto verde con galloncino d'oro al frontale di tutte le nicchie, nelle quali stanno collocati li libri manuscritti delli spartiti di musica, e li libri stampati in lingua italiana e spagnola delle opere di Metastasio, tutti li quali libri manuscritti o stampati tengono le coperte ricamate in oro, in argento, con sete di varii colori che le sere di rappresentazione le loro Maestà (che siano in Cielo) tenevano avanti di sé nel Real Palchetto.
Ed acciocché resti sempre viva, e si conservi in perpetuo con la mia gratitudine la memoria dei magnanimi Monarchi miei benefattori, voglio e comando che tale luminoso legato sia uno dei capi di questo mio fideicommisso da conservarsi perpetuamente, e che di questo distinto monumento ne debbono avere la più vigilante ed esatta cura particolarmente quella di non fidare né prestare

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fuori di casa a chicchesia, libro alcuno, né carte di musica, né Cembali (i quali tengono come le descritte Papelliere le armi di Spagna dipinte) e tener questi raccomandati à buono ed esperto accordatore di Cembali con tenere tutto il complesso di musica gelosamente conservato ed in buon ordine per servirsene familiarmente divertendosi solamente fra dilettanti e professori amici sempre nella medesima camara dell'Archivio di musica, della quale musica si trova fra le mie carte il suo Inventario in lingua spagnola, nella quale conservazione voglio che vada compresa altri miei libri e carte di musica con li tre altri Cembali con le mie armi, il più grande dei quali tiene la tastatura movibile che cala e cresce mezzo tono per commodo di chi canta, movendola sul fatto al bisogno delle voci alzando e portando la detta tastatura verso gli acuti e calando verso il basso. Altro cembalo di minor grandezza che si piega in tre parti e che si riduce in un corpo dentro la sua cassa. Altro piccolo che ugualmente si piega e si ripone nella sua cassetta, lavorato nella Cina intarziato d'ebano e madreperla graziosamente in tutto il suo complesso; ed altra spinettina  nella sua cassetta quatrata e dipinta. Di più una cassetta bislunga coperta di pelle rossa contornata di chiodetti foderata di panno torchino con due violini cioè uno dell'autore Amati. Altro violino (d'amore) a cinque corde del Granatino (autore spagnolo) ad uso di violino o di viola.  Altro violino di Straduario in altra cassetta a forma di violino, e formando tutti i capi soprascritti un complesso di concerto privato e domestico lo stimo meritevole che sia conservato come ho disposto sopra.

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Comando e voglio che nel medesimo vincolo di fideicommisso siano compresi e conservati gelosamente tutti li ritratti de miei Clementissimi Augusti Patroni Sovrani di Spagna come pure quelli d'altri sovrani che sono in numero di venti tutti dipinti da celebri pittori nelle loro cornici intagliate e indorate di varie grandezze secondo che si vedono collocate nella sala grande di questa mia casa di campagna, e voglio ancora che unite a questi ritratti siano in fideicommisso conservate le tabacchiere d'oro gioiellate rare per ogni circostanza, nelle quali vi sono li ritratti in miniatura di alcuni sopraccennati sovrani che per la loro reale munificenza si sono degnati donarmi accompagnandoli con atti di magnanimità nel distinguere la mia umil persona. E queste sono: la tabacchiera d'oro gioiellata con i ritratti in miniatura del Re e della Regina di Spagna in tempo che erano principi d'Asturias. La tabacchiera d'oro di figure cinesi di rilievo con il ritratto del Real Infante Don Filippo Duca di Parma. La tabacchiera d'oro gioiellata al fronte, col ritratto del Real Duca di Savoia oggi Re di Sardegna. La tabacchiera di cristallo di rocca gioiellata con li ritratti delle Loro Maestà Imperiali Francesco I e Maria Teresa che tiene al fronte un brillante grande in circa 22 grani di peso poco più o poco meno radiato all'intorno con brillantini come se fusse il sole in mezzo ai raggi, al di sopra del coperto v'è un canestro di fiori di brillanti e rubini con smeraldini di varie grandezze proporzionato alla vaghezza del disegno, così come il di più dell'ornamento di fioretti sparsi sopra di esso, che ne forma il bello

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e la rarità in tutte le sue parti. La tabacchiera d'oro quadrata smaltata a fiori che ha nell'apertura del coperchio un ornamento di brillanti colli ritratti delle Loro Maestà Re e Regina di Spagna Ferdinando Sesto e Regina Maria. La tabacchiera di corniola rara per l'uguaglianza del suo bel colore tagliata à colonnette, legata e foderata d'oro, che tiene nel coperchio, che rappresenta una fontana circondata di piccioli brillanti, la conca d'amatista, ed al di sopra una amatista rotonda traversata da un mezzo cerchio di brillantini.
Un gioiello col ritratto del Re di Spagna Ferdinando Sesto (che Dios tenga en su santa gloria) da portarsi al petto circondato di brillanti, pendente ad un cappio che ha un brillante grande nel mezzo di 21 grani in circa circondato da fioretti di brillantini proporzionato al disegno, al di sotto del ritratto vi sono incise le reali armi di Spagna. Uno scudo dell'ordine militare di Calatrava da cucirsi al petto del giustacore di figura rotonda nel mezzo al quale v'è la croce dell'ordine tutta di rubini sopra il campo di brillantini gialli, ed il rimanente della sua circonferenza di brillanti bianchi di varie grandezze a norma e degradazione del disegno con quattro brillanti grandi all'angoli e quattro più piccoli alle punte della sudetta croce, che sta riposto nel suo stucchio rotondo di zegrino verde. Una Venera (o sia croce del detto Real Ordine) da mettersi al petto pendente con nastro rosso havendo questa Venera la sua croce di rubbini sopra campo di brillantini gialli, e tutto il di più di brillanti bianchi di varie grandezze graduate al disegno con sei brillanti più grandi, e nel cappio altro più grande di questi sei, pendente ad un mezzo anello di tre brillanti per cui passa il nastro,

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e sta custodita nel suo stucco di zegrino nero. Più un altra Venera del medesimo ordine di Calatrava che ha parimente la sua croce di rubini in campo di brillantini gialli circondata da brillanti e smeraldi grandi mezzani e piccioli à proporzione della vaghezza del disegno, essendo lo smeraldo che sta in mezzo al cappio più grande degli altri cinque della venera, nella quale l'accompagnano cinque brillanti rotondi di egual forma come si vede dal disegno intreccciato di fogliami di smeraldi e brillanti, riposta nel suo stucchio ovalato di zegrino nero. Più, una spada d'oro gioiellata di brillanti, tenendo in mezzo al pomo un brillante grossetto legato à vita volendosi levar la lama; e tiene nel fodero nell'imboccatura la sua veroletta con suo ancinello d'oro con brillanti e così il puntale nel fodero, stà infilzata nel suo stucchio corrispondente di zegrino nero che nella guardia si apre in due parti. Più un laccio da cappello di brillanti formato da un bottone di un brillante grande contornato da doppio giro di brillanti mezzani e piccilo legato ad una catenetta snodata di brillanti degradati a doppio filo, che forma il cordone del medemo bottone in cui visono le viti per fermarlo al cappello, e stà nel suo stucchio curvo di zegrino bianchiccio. Più un paio di fibbie da scarpe quadre, con ventotto brillanti per ogni fibia, otto de quali sono più grandi delli altri che in ambedue fibbie sono cinquantasei brillanti tutti eguali perfettamente così nella chiarezza in spirito e nella forma che stanno nella loro custodia di marrocchino nero. Più un anello di un solo brillante bianco di peso circa trentadue grani di forma

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ovalato di tutta perfezione per il brio, nettezza e chiarezza donatomi dalle Loro Maestà Re e Regina in vita. Più un anello d'un smeraldo grande di forma quadrata d'un verde perfetto e netto senza macchia d'erba o di giaccio, di peso circa ottanta grani, contornato da trentadue brillantini. Più un anello d'un bellissimo rubino di forma ovalata di color perfetto e netto senza macchia circondato da ventiquattro brillantini. Più un paio di bottoni da camiscia che formano quattro bottoni legati a due a due da catenella d'oro con un rubino in mezzo rotondo di color perfetto e questi quattro tutti eguali circondati da dodici brillantini per ciascheduno. E più un altro paio di bottoni ancor per uso di camiscia di brillanti, le quattro pietre di mezzo di circa otto grani l'una circondato da dodeci brillantini ogn'una, e con questi la tabacchiera di pietra di agata onix con cierniera d'oro che tiene nell'imboccatura gioiellata di sette smeraldi e venti brillantini degradati.
Di più voglio e comando che sia conservata in essere tale quale nel mio ordinato fideicommisso tutto il mio complesso dell'argenteria lavorata e centinata con le mie armi, che sta al presente conservata in quattro armarii due grandi e due piccoli e che sta detagliata à peso nel suo Inventario particolare nel quale sta spiegato minutamente ogni pezzo, incominciando dal Sortù, lavorato in Londra, e il di più lavorato in Madrid sul gusto del Sortù,  e tutta insieme quell'argenteria pesa ongie seimila duecento e sette in circa, come si vede dal ristretto del suo Inventario particolare, compresovi in esso la terina grande con Nettuno nel suo coperchio, con il suo piatto lavorato ad ornamenti marittimi; e gli altri piatti ovalati e tondi di

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varie grandezze, hanno le loro campane con busto di moretti in cima come le terine poiche dall'altri coperti le cime sono di fogliami e frutti. Egualmente voglio e comando che sia conservato in fideicommisso (come sopra) l'argenteria indorata parimente colle mie armi che sta riposta nelle sue nicchie di due baulli, uno di marrocchino rosso ornato di bronzo indorato e l'altro più piccolo coperto di vacchetta nera, e questa argenteria indorata anch'essa centinata pesa tutt'insieme ongie mille trecento cinquanta sette in circa, come apparisce dal ristretto del suo Inventario particolare ancor firmato da me, come l'altro Inventario della di sopra argenteria non indorata.
Voglio e comando che sia conservata in fideicommisso tutta la raccolta dei miei Quadri grandi e piccoli al presente collocati in varie camere, e che sono originali dipinti da celebri e rinomati Pittori, spagnoli, flamenchi ed italiani dei quali vi ha il suo Inventario parrticolare compreso nell'Inventario generale da me firmato, unitamente alla detta raccolta di quadri voglio conservare le due tappezzerie o siano Arazzi di Fiandra, l'una composta di otto panni, cinque di essi grandi e tre più piccioli di figure quasi al naturale che rappresenta l'Istoria di Achille. L'altra tappezzeria parimente di Fiandra composta di otto panni sei dei quali grandi e due piccioli disegno di David Teniers di figure piccioli che rappresentano tutte diverse varietà di campagna, case rustiche, armenti, porto di mare, sul gusto flamenco, e con questi li otto riposteroj o sia gran Portiere di panno

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di scarlato fino con le mie armi nel mezzo ricamate di lane di vari colori così come il contorno di dette portiere tramezzate con ricamo di musica lavorate in Barcellona. Più un letto all'imperiale di raso turchino ricamato nella Cina di oro e seta di vari colori, che al presente sta apparato nella camera contigua alla sala, il quale tiene per accompagnarlo undeci teli per sedie, li quali sono in pezza, tenendo spalliera e sedile con due portiere compagne. Più altro letto di raso color gialletto parimente ricamato alla Cina in seta di vari colori foderato di lustrino torchino e tutto contornato di francetta turchina, e tiene ancora in pezza dodeci sedie con spalliere e sedile.  Più un Acqua santiera d'argento da tenersi à capo al letto di basso rilievo che rappresenta Giesù Giuseppe e Maria. Più due quadri ottangolari nella loro cornice di ebano ed il fondo di argento indorato che rappresentano di rilievo in argento l'uno la Santissima Concezione e l'altro San Pasquale con i loro attributi. Più un paravento di violac di fondo negro cinese con figure ed ornamenti indorati di dodeci tavole ogn'una delle quali è larga quindeci ongie, e gl'altri due tavolini quadri bislunghi che tengono li piedi ed ornamenti di canna d'India larghi diecisett'onge, lunghi venticinque e di altezza ventiquattro. E più tutta l'argenteria esistente in una cassetta a tombò di violac della Cina per servirsene da viaggio o familiarmente. Pesa tutta l'argenteria qui contenuta circa ongie trecento quarantuna e mezza. E

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finalmente se si trovassero alla mia morte altri acquisti instrumentari ch'io avessi potuto fare in vita, o in qualche monte, o in stabili, o vero di altra natura, unendoli alli sopra enuciati beni instrumentari: voglio e comando che siano compresi ancora nel fideicommisso mascolino, ordinato in questo mio testamento.

Per esecutori di questo mio testamento nomino in quanto ai miei interessi che ho in Napoli il signor avvocato don Francesco Monticelli persona da me conosciuta di tutta integrità e dottrina e stimata fin dal tempo che personalmenteche lo conobbi in detta città, stando io sicuro che vorrà impiegare in questa mia disposizione la di lui amicizia, sua rettitudine co' le sue cognizioni nelle cose che occorrono. E per esecuzione in Bologna di questo mio testamento nomino il il signor avvocato don Giovan Battista Casanova trovando in lui corrispondenza di stima ed amicizia, probità e dottrina spero vorrà impiegare la sua intelligenza nell'esecuzione di questa mia ultima volontà testamentaria, unito a questi nomino ancora per mio esecutore testamentario il signor don Francesco Ripandelli il quale essendo mio antico amico fin dalla nostra gioventù e trovandolo sempre affezionato dovunque ci siamo incontrati nel corso di nostra vita, stà pienamente informato dei miei interessi a lui da me communicati, così come delle peripezie di mia vita in ogni situazione fin alla presente nelle quali la Divina Provvidenza mi ha collocato. Nomino parimente per mio esecutore testamentario, il signor Vincenzo Negri mio computista (che lo è del Monte, e del seminario Arcivescovile) che tiene presentemente regolati le mie spese di casa e li conti di questo mio podere conoscendolo

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affezionato alli miei interessi con piena puntualità ed esattezza. Cosicché io mi prometto dalli sopra nominati miei esecutori testamentari la sicurezza dell'esecuzione di quanto ho disposto esatta in tutte le sue parti quod Deus bene vertat. E trovandomi contento fin ora del puntuale servizio di Antonio Colli mio attuale cameriere possono li sopradetti signori esecutori di questo mio testamento prevalersi di lui al quale ho affidato e consegnato tutti li miei nobili, quadri, tapezzerie, porcellane ed argenterie ed altro descritto tutto nei miei Inventarii sottoscritto ancor da me, da don Francesco Ripandelli, dal signor Vincenzo Negri, dal signor dottor Christophano Ripandelli, come dallo stesso mio cameriere Antonio Colli.
Ed eseguite che siano dette mie disposizioni e fatto da essi lo stato della mia eredità, lascino l'amministrazione al curatore eligendo come sopra dall'unanime consenso degl'eredi istituiti e sostituiti ò dal magistrato come ho ordinato di sopra. Pregando li miei esecutori testamentari di provvedere alla mia sepoltura, secondo sta disposto nel principio di questo mio testamento, e con gl'effetti del mio asse ereditario adempire ai legati tanto di specie che di quantità da me sopra lasciate, o che volessi io lasciare in avvenire con le rendite e con il ricavato delle vendite de mobili fuorché di quelli ordinati doversi conservare in essere nel fideicommisso, e parimente colle annue rendite sudette pagare tutti gli aggravii come sopra e poi il ritratto e ricavato dall'entrate netto consegnato à detto mio erede usufruttuario nei termini da me sopra ordinati. Rimettendo il di più alla loro saviezza e prudenza. Ingiungendo assieme al mio erede usufruttuario di stare

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tacito e contento di quanto verrà ordinato e disposto da essi signori esecutori testamentari di queste mie disposizioni di sopra espresse, ed in contrasegno di gratitudine per le prime loro incombenze per la mia morte, esequie, consegne dei legati e formazione dello stato, lascio alli medesimi quindeci ongie d'argento per ciascheduno, ed altre venti ongie d'argento per ciascheduno all'anno durante la sudetta loro amministrazione.
Finalmente mi riservo la facoltà di variare qualche mia disposizione contenuta in questo mio testamento, e di aggiungere qualche altra di qualunque specie o sorte si sia una o più, e ciò per mezzo di alcuna poliza o codicillo, polize o codicilli di mia mano sottoscritti, munite del mio sigillo, consegnate ancorché privatamente a qualche persona religiosa di carattere sacerdotale, perché alla mia morte le consegni al notaro che aprirà il mio testamento, affine di unire al medesimo il contenuto in esse polize o codicilli, o altro che debbano avere lo stesso valore e plenario effetto come se de verbo ad verbum fossero di mia propria mano registrati in questo stesso mio testamento, ordinando allo stesso signor notaro che le unisca al medesimo.
Al sopra nominato signor notaro Lorenzo Gambarini al quale consegnerò questo mio testamento do la facoltà di aprirlo con officio seguita che sia la mia morte senza esserne richiesta da persona alcuna, lasciando al medemo scudi cinquanta per mercede delle formalità che deve pratticare nell'archivio, ed in una copia autentica di questo che dovrà dare alli miei esecutori testamentarii essendo

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così convenuto col medesimo pagandoseli da me in parte la mercede per la consegna di questo.
E ciò dico essere la mia ultima volontà, alla quale si dia plenaria esecuzione, e sia sostenuta in ogni miglior modo di ragione valida che farsi possa, se non valesse come testamento, vaglia come codicilli o in altra forma di ragione più valida, cassando e revocando come sopra qualunque altra disposizione in passato da me fatta, irritando mentre voglio che solo la presente mia testamentaria disposizione abbia il suo plenario fine ed effetto ed esecuzione e non altro, avendola a tal fine della clausola codicillare e sottoscrivendola ancora di mia mano e carattere dato in questa mia abitazione di campagna sotto la parrocchia di Bertalia, oggi 8 ottobre 1780 io Carlo Broschi detto Farinelli manu propria e con il mio sigillo in cera rossa

Actiones nostras que sumus Domine aspirando previnci et adiuvando prosequere. Ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat et per te cepta finiatur per Christum Dominum nostrum. Amen.

Interfui apparitioni et pubblicatione presentis testamenti hac die 16 septembris 1782.
Ita est ego Dominicus Benassi Parochus ecclesiae S. Martini de Bertalia.

 

(Bifolio staccato ma accluso al testamento, prima pagina non numerata)

Al Nome di Dio. Adì 14 settembre 1782.
Codicillo di me Carlo Broschi cavaliere del Real Ordine di Calatrava consegnato a me don Domenico Balestri cappellano di Bertalia a ore sette di notte.

Nel mio ultimo testamento segreto tutto scritto e sottoscritto di mia mano e munito del siggillo delle mie armi, consegnato con tutte le debbite formalità in febraio del corrente anno 1782 al signor notaro Lorenzo Gambarini mi riserbai la facoltà di poter variare e aggiugnere quello che mi fosse piaciuto, e ciò per mezzo di più codicilli o polize da consegnarsi da me ancorché privatamente a qualche persona religiosa che si debba trasmettere nelle mani del sudetto signor notaro acciò li unisca al mio testamento. Perciò vengo a disporre di detta facoltà riservatami in questo mio codicillo quale voglio e comando che abbia lo stesso valore ed esecuzione di quanto in detto mio testamento sta disposto ed ordinato e sono li seguenti legati quali voglio che venchino corroborati da tutte le leggi e consuetudini che in questa città si costumano.
Primo lascio al santuario di Loreto due tonacelle di glacé d'argento ricamato in oro e fiori in seta di vari colori con li loro manipoli e stole, compagne al terno che anni sono donai alla Beata Vergine. Con più 5 camisci guarniti di mossollina d'India ricamata guarnita di piccioli pizzi di Fiandra con loro amitti e cincoli di seta con fiocchi d'oro e di seta da mettere in una cassetta già separata.
Item lascio al convento delle Reverende Madri Commendatore

(seconda pagina non numerata)

del Real Ordine di Calatrava in Madrid calle di Alcalà, e voglio che gli sia mandata con sicurezza in mano della Reverenda Madre Superiora, una delle mie Venere del Real ordine, e precisamente quella che il re Ferdinando VI di gloriosa memoria con le proprie mani pose al mio giustacore creandomi Cavaliere del Real Ordine, che ha brillanti fra piccioli e mezzani...circa grani l'uno nella custodia col suo nastro rosso da me preparata a tal'effetto: in contrasegno della mia venerazione verso il Real Ordine e Capitolo in cui fui ricevuto alla professione in detto loro convento, supplicando quella santa comunità di raccomandarmi a Dio nello loro sante orazioni.
Item lascio alle Cappuccine della città di Saragozza per una sol volta una limosina di zecchini cinquanta pregando quella comunità di pregar Dio per me nelle loro sante orazioni.
Item lascio al mio amico Don Francesco Ripandelli il mio Calamaro d'argento con i suoi annessi, che ci ha tanto servito in 22 anni all'uno e all'altro; la mia tabacchiera d'oro quadra ottangolata col basso rilievo sopra di Alessandro e famiglia di Dario, e zecchini duecento per una sol volta in contrasegno della mia amicizia antica di 40 anni corrispondente al suo zelo ed affetto dimostratomi, e che non dubito vorrà continuarmi nelle incombenze incaricateli, che fino all'intiero dissimbegno delle medesime voglio li si corrisponda il suo solito assegno e trattamento atteso questo è la mia volontà.
Item lascio a Don Carlo Ferdinando Majorino mio pronipote e figliozzo scudi romani cinque al mese sua vita durante perché sapendo egli di musica e di pittura abbia cura del-

(terza pagina non numerata)

la mia musica e delli miei quadri da mè ordinato conservarsi in fedecommesso come apparisce dal mio testamento.
Item lascio al avocato Don Giovan Battista, Don Onofrio e Don Carlo Ferdinando fratelli di Majorino miei pronipoti zecchini trecento per una sol volta, cioè zecchini cento per ciascheduno da godersi per amor mio.
Item lascio a Donna Fortunata Pisani mia nipote zecchini cento per una sol volta.
Item lascio a Don Luiggi Fattorosi Barnaba mio pronipote zecchini cento per una sol volta, per essere figlio di Donna Irene Pisani mia nipote.
Item lascio a Don Giovan Battista Baldovini zecchini dieci per una sol volta, e già che lui si ritrova essere il mio Capellano con questo fiore che li lascio lo prego a volerne celebrare tante messe a raggione di pavoli cinque l'una.
Item lascio ad Antonio Colli mio cameriere dopo che avrà reso conto di tutto ciò che ha in consegna zecchini cinquanta per una sol volta, e li miei vestiti non guarniti atteso il suo ben servire.
Item lascio a Mastro Pietro mio coco mesate quattro per una sol volta.
Item lascio alli miei due servitori di livrea, al cocchiere, al sottococo ed al ortolano quattro mesate per ciascheduno per una sol volta.
Item lascio alla rosa mia cameriera sedici (corretto su otto) mesate per una sol volta.
Item lascio alla Nina figlia di detta mia cameriera ed alla Margarita zecchini cinque per ciascheduna per una sol volta tantum, e questi per avere dette ragazze assistite alla mia malattia.

(quarta pagina non numerata)

Item che il cochiere conduca alla Cavallaricia di Parma le mie due cavalle nuove, e che al Cochiere se gli paghi il viaggio. Io Antonio Capellazzi sono stato testimonio.

Io Alessandro Marcacini sono stato tistimonio.
Io Antonio Coli fui testimonio a quanto sopra.
Io Giuseppe Ranuzzi fui testimonio a quanto sopra. 

Croce di Francesco Baniera che fu testimonio a quanto sopra.
Croce di Angelo Forni che fu testimonio.

Io Dottor Domenico Natuzzi fui presente e testimonio a quanto sopra.
Io Don Domenico Balestri attesto che il sudetto codicillo fu fatto a dettame del signor Testatore, ed alla presenza delli suscritti testimoni fu letto e pubblicato nella camera ed apresso il letto dove era giacente esso Testatore.

(Trascrizione di Francesca Boris)