Remo Ceserani
Intervento sulla "polemica romana"


Il conflitto scoppiato nelle stanze assai disadorne e sovraffollate del dipartimento di italianistica dell'università "La Sapienza" di Roma e poi trasferitosi nelle conferenze stampa e nei paginoni culturali dei grandi organi di informazione e trasformato in match personale fra Alberto Asor Rosa e Giulio Ferroni (credo controvoglia per Giulio Ferroni) non è uno scontro di posizioni intellettuali e metodologiche, di progetti politici, di culture e concezioni del mondo. E neppure, purtroppo, è una rappresentazione emblematica, in un microcosmo esemplare, della crisi, che invece è vera e profonda, degli studi di italianistica, o di quelli più ampiamente letterari, nelle nostre università.
Se così fosse stato i responsabili delle pagine culturali dei nostri giornali, i vari Di Stefano e Mauri e Orenco e Baudino, non ci si sarebbero buttati. In questo momento in cui i giornali non vendono se non sono allegati a un film americano, tirato fuori dai depositi di Berlusconi e Cecchi Gori, i responsabili delle pagine culturali ubbidiscono chiaramente a un ordine di servizio secondo cui devono far assomigliare il più possibile la loro vetrinetta a quella dei programmi televisivi e cercare, se ci riescono, di organizzare qualche cazzottata in diretta con molto sgarbo. Su questa base, nessuno avrebbe concesso un centimetro di spazio prezioso per spiegare le differenze di idee fra alcuni professori di letteratura italiana. Quando però è scoppiata una bella lotta di pollaio, con svolazzo di penne e di piume, alzar di creste e bargigli, invidie e tradimenti, pettegolezzi di galline, confronto fra covate, produzione di uova d'oro, allora sì, via con i titoloni e le interviste, e qualche fotografia (anche se questi maledetti professori sono brutti e poco fotogenici).

Vorrei inoltre, per il giubilo dei dietrologi, avanzare un'ipotesi. È probabile che lo scontro in diretta fra Alberto Asor Rosa e Giulio Ferroni sia stato organizzato dall'addetta stampa della casa editrice che pubblica i libri di entrambi. Tutto fa brodo (quando si ha a che fare con galli e galline). I libri non importa poi tanto come sono fatti. Basta che se ne parli. C'è il rischio che uno dica troppo male del libro dell'altro? Ma no, niente paura. Un bello scambio di ingiurie sgarbate serve a differenziare l'immagine del prodotto nella testa degli acquirenti. Si fa così con le automobili o con l'eau de parfum pour hommes. Se passa il messaggio che una è più maschia e l'altra più fricchettona, il gioco è fatto. Partendo dalla stessa base della vecchia acqua di Colonia si sono conquistati due segmenti diversi del mercato.
Anzi, propongo, come si fa negli stages specializzati per gli addetti al marketing che si tengono in bellissimi alberghi fuori stagione, di organizzare un piccolo test. Qui sotto riporto alcune citazioni tratte dai libri dei due contendenti. (Io, che ho scritto la mia parte di manuali per le scuole, cioè di libri che sarebbero destinati a chiarire le idee ai giovani che prendono in mano per la prima volta le opere della letteratura, potrei facimente complicare il gioco e infilare, fra le altre, qualche torbida perla di mia fabbricazione). Nel gioco che propongo, il massimo punteggio va a chi saprà non solo riconoscere quale frase sia stata scritta da Asor Rosa e quale da Giulio Ferroni ma anche capire, ogni volta, di cosa si parla (di quale secolo letterario, di quale autore, di quale testo della nostra letteratura):

«I processi molteplici e contraddittori, le eterogenee esperienze che si svolgono in questa epoca, rendono incerta e discutibile qualsiasi distinzione di fasi e di momenti più particolari».

«È arduo esporre in modo sommario l'intreccio profondo di fatti storici, politici, sociali e culturali, intellettuali, ideologici, che in questo periodo più che in altri si verifica».

«La sua narrativa rivela una singolare capacità di esplorare possibilità diverse da quelle date dalla realtà corrente e dalla stessa posizione dell'autore: essa penetra entro punti di vista diversi; attraverso il gioco delle possibilità rivela le contraddizioni del presente e dà una immagine critica del mondo. Rilievo essenziale vi assumono le relazioni sentimentali, i rapporti fra l'uomo e la donna, che per lui sono configurazioni delle forme possibili del vivere».

«In questo romanzo, ambientato tra contado e città, l'autore riesce a scendere nelle soffocanti profondità di un mondo chiuso e provinciale e ad illuminarne impietosamente le squallide ed aspre leggi di esistenza».


n. due-tre, dicembre 1995 - 1995, n. 2


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